Il governo dell’Argentina rischia il fallimento, il che significherebbe un secondo default in 20 anni, quasi un record. Come riferito in un articolo molto dettagliato de Il Post, l’esecutivo albiceleste ha fatto sapere di non aver versato i 500 milioni di dollari che lo stesso avrebbe dovuto restituire ai propri creditori internazionali entro la giornata di ieri, 22 aprile 2020. L’Argentina ha ora trenta giorni di tempo per provare a trovare un accordo, altrimenti, come detto sopra, sarà nuovamente ko. I creditori sono i proprietari delle obbligazioni, cinque grandi fondi di investimento internazionali, che hanno prestato i soldi al governo sotto forma di acquisto di titoli di stato. Al momento il debito pubblico argentino è pari a 200 miliardi di dollari, e la scorsa settimana il premier Alberto Fernandez, eletto ad ottobre 2019, aveva presentato un piano di rinegoziazione del debito di circa 70 miliardi di dollari, ovvero, restituire una cifra minore a chi gli aveva prestato soldi, in un tempo più lungo. Una proposta che per ovvie ragioni è stata respinta al mittente da 3 dei grandi 5 creditori di cui sopra, visto che, accettarla, avrebbe causato un danno finanziario ai detentori dei titoli di stato argentini.
ARGENTINA VERSO FALLIMENTO: GOVERNO FERMO SULLE PROPRIE POSIZIONI
Nonostante il rischio di default dietro l’angolo, ieri il ministro dell’Economia Martín Guzmán, ha fatto sapere che il governo resta “fermo sulla sua posizione”, confidando nel fatto che i creditori accetteranno le proposte argentine, pur di evitare di perdere tutto il proprio “prestito” nel caso in cui dovesse fallire il paese. Guzman ha aggiunto che la «Repubblica argentina conferma la sua disponibilità a pagare anche nel gravissimo contesto internazionale che è stato generato a seguito della pandemia di COVID-19, e cerca, nel quadro dei contratti esistenti, un profilo di indebitamento sostenibile che non minacci un percorso di crescita sostenibile a medio e lungo termine, che migliori la capacità di rimborso futuro e gli indicatori sociali di base». Il primo allarme sulla questione era stato lanciato dall’FMI lo scorso febbraio, quando era stato sottolineato che il debito dell’Argentina era troppo pesante per essere rimborsato alle condizioni vigenti. A complicare ulteriormente la già fragile posizione albiceleste, come anticipato da Guzman, la crisi economica causata dal coronavirus, con 3288 casi e 159 morti, e soprattutto, il lockdown che paralizza il paese.