LA NOVITÀ PER I LAVORATORI AGRICOLI
Novità in arrivo dall’Inps per non pochi lavoratori. Come spiega Il Sole 24 Ore, infatti, con la circolare 56/2020 viene stabilito che gli operai che svolgono lavorazioni agricole “devono essere inquadrati nel settore previdenziale agricolo, anche se dipendono da datori di lavoro classificati dall’Inps in altri settori produttivi”. A quanto pare sono tra le 20mila e le 25mila “le persone che, pur svolgendo tali attività, hanno contributi in altre gestioni”. Di fatto quindi l’inquadramento previdenziale di tali lavoratori avviene in base all’attività svolta e non dell’azienda da cui dipendono. Questo vuol dire concretamente che “in base all’articolo 6, lettera e, della legge 92/1979, dal punto di vista previdenziale devono essere inquadrati in agricoltura gli operai addetti ‘a lavori e servizi di sistemazione e manutenzione agraria e forestale, di imboschimento, di creazione, sistemazione e manutenzione di aree a verde’, a prescindere dalla classificazione del rispettivo datore di lavoro”.
ISTAT PUBBLICA I DATI SULLE PENSIONI SALUTE
Secondo gli ultimi dati del report Istat sulla protezione sociale in Italia e in Europa, nel solo 2019 la spesa italiana dello Stato per le pensioni alla salute e al Welfare sono state il 59,1% dell’intera spesa pubblica con 479 miliardi destinati a questo capitolo dalle amministrazioni pubbliche. Non solo, vanno aggiunte a questi dati anche gli importi delle prestazioni erogate da istituzioni private, facendo salire la quota finale a 508 miliardi di euro: nello stesso report si conclude che dal 1995 la spesa per prestazioni sociali è più che raddoppiata con le indennità alla disoccupazione che hanno raggiunto purtroppo il picco massimo di pesa pubblica giusto lo scorso anno, 12,6 miliardi di euro. In merito alla Cassa Integrazione invece, nel 2019 è tornato a livelli molto bassi «analoghi a quelli precedenti la crisi economica del 2009 (849 milioni)», con totale a 13,5 miliardi. Il problema vero ora si chiama però coronavirus e su questo lo studio Istat non prevede certo un futuro “roseo”: «le indennità di disoccupazione e le spese per la Cig “sono destinate a crescere nel 2020 per effetto dei decreti per il sostegno al reddito dei lavoratori a seguito della chiusura delle attività per l’emergenza Covid-19». (agg. di Niccolò Magnani)
DECRETO PER INPS SULLE TRATTENUTE SINDACALI
Come ben informa questa mattina “Italia Oggi” nel nuovo decreto del Ministero del Lavoro l’Inps (e gli altri enti che erogano pensioni) sarà di fatto costretta a segnalare e informare all’interno dei cedolini mensili in merito alle quote associative sindacali eventualmente trattenute sulla pensione. In attesa di novità sostanziali nel prossimo Decreto Aprile anche per il tema tagli sulla riforma pensioni dopo le anticipazioni (subito smentite) nel Def, il tema previdenziale torna di attualità con una disposizione del Ministero del Lavoro: il decreto dà attuazione all’art. 25-ter del dl n. 4/2020, convertito dalla legge n. 26/2019, che sulle trattenute sindacati su trattamenti pensionistici introduce l’obbligo, a carico degli enti erogatori di pensioni, «di fornire precisa e puntuale informazione ai percettori». Come spiega il quotidiano diretto da Magnaschi, «Per rendere operativo l’obbligo mancava il provvedimento di disciplina: è quanto fa il decreto appena pubblicato, introducendo due forme di comunicazioni (una mensile, l’altra periodica)». (agg di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, INDENNITÀ PER AUTONOMI
Tra i quesiti posti a L’esperto risponde, l’inserto del Sole 24 Ore del lunedì, va segnalato quello riguardante un artigiano iscritto all’Assicurazione generale obbligatoria che ha presentato domanda di pensionamento all’Inps senza però aver ricevuto ancora risposta: ha diritto o meno all’indennità riconosciuta ai lavoratori autonomi con il decreto cura Italia? “Considerato che, al momento, il lettore non può ancora essere considerato ‘titolare’ di pensione diretta, potrebbe essere consigliabile inoltrare la domanda, tenendo però presente che l’indennità non potrà coesistere con un futuro trattamento pensionistico liquidato dall’Ago”, è la risposta fornita.
IL BONUS PER CHI CESSA L’ATTIVITÀ
Intanto, come ricorda money.it, è probabile che diversi negozi, causa crisi, arrivino a cessare l’attività. “Per tutti i commercianti che si troveranno a fronteggiare tale situazione di crisi non è stata prevista dal Governo un’apposita misura di sostegno; esiste tuttavia un bonus di 513 euro al mese destinato a chi chiude un’attività come ponte sulla pensione di vecchiaia”. Introdotto a fine 2013, questo bonus, “erogato direttamente dall’Inps, è pari al trattamento minimo di pensione previsto per gli iscritti alla Gestione IVS commercianti a favore dei titolari di piccole aziende commerciali ed agenti di commercio che cessano l’attività e che siano prossimi al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia”: nello specifico 57 anni di età per le donne e 62 per gli uomini. Altro requisito richiesto è un’anzianità contributiva di almeno 5 anni alla gestione per le attività commerciali.