Si potrà discutere se valga il 13% o il 15% del Pil, o anche ben di più, se si vorrà considerare il lunghissimo elenco di settori terzi coinvolti. Quel che è certo è che l’industria turistica, per il nostro Paese, è estremamente importante, intimamente connessa con alcune delle principali filiere dell’economia italiana. La profonda trasformazione, che negli ultimi anni ha radicalmente modificato e ampliato il concetto stesso di ospitalità alberghiera, ha determinato un profondo coinvolgimento di settori che vanno dall’edilizia alla filiera del legno e dell’arredo, così come quelle della moda, dell’alimentare e dei servizi.
L’ultima conferma di questa gigantesca concatenazione è arrivata dall’analisi (“Un gigante chiamato industria turistico-alberghiera”) presentata ieri da Confindustria alberghi a Mef, Mise, Mibact e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (ministri Gualtieri, Patuanelli, Franceschini e Catalfo), un report realizzato con Cdp Think Tank, EY Hospitality e Cdp Investimenti Sgr.
L’analisi guarda al settore alberghiero da un’ottica nuova. Lo studio, infatti, non ha indagato la fase della fruizione turistica, che pure è di grandissima rilevanza, ma ha iniziato ad analizzare la complessa catena del valore che sta a monte e che costruisce il prodotto prima che il turista decida di comprarlo e varchi la soglia dell’hotel. Se da un lato i consumi turistici generano un fatturato importante business to consumer, che coinvolge ristorazione, agenzie di viaggi, trasporti, imprese culturali e del tempo libero e altro ancora, dall’altro si genera un’intensa rete di scambi business to business che contribuiscono in maniera importante al fatturato di altre filiere nazionali.
Oltre il 50% dei flussi in uscita delle aziende alberghiere alimenta il fatturato di altri settori. Secondo la stima elaborata nel rapporto, il coinvolgimento di queste altre filiere vale circa 6 miliardi tra l’acquisto di servizi (prestazioni professionali, utenze, energia servizi connessi a alla pulizia, lavaggi industriali, manutenzioni) e di beni e materiali (alimenti, bevande, generi di pulizia e biancheria beni di consumo, materiali da bagno, apparecchiature elettroniche e software). Ma la parte del leone è quella legata a edilizia e investimenti, che a partire dai servizi professionali di progettazione, acquisto, e finanziari, passa attraverso opere di ingegneria ed edilizia volte al recupero del patrimonio esistente e, anche attraverso la filiera di legno, moda e design, trasforma opere in emozioni.
È un processo in forte sviluppo, dove il moltiplicatore delle transazioni è tra i più interessanti. Da 2018 a oggi sono stati investiti 1,45 miliardi, con 2,5 milioni di interventi ogni 10 milioni di capitale investito: un trend in fortissima crescita negli ultimi anni, con un incremento delle transazioni nell’ultimo quinquennio del 191%.
La brusca frenata dei primi di marzo ha interrotto un processo di crescita che, spinto dall’esigenza di trasformazione di un’industria ormai pienamente globalizzata, già negli scorsi anni (come testimoniato dalle domande di accesso al Tax Credit), aveva coinvolto circa 15 mila aziende alberghiere italiane in processi di ristrutturazione, riqualificazione e riposizionamento del prodotto sul nuovo mercato del turismo mondiale.
“Questo processo deve ripartire il prima possibile – sostiene Confindustria alberghi -, la crisi attuale è durissima ma temporanea. I modelli sociali che hanno visto negli ultimi 20 anni passare da 674 milioni di viaggiatori nel mondo nel 2000 a 1,5 miliardi del 2019 certamente torneranno e l’Italia recupererà il suo ruolo di super potenza del turismo internazionale e di traino delle diverse filiere produttive cui è sempre più interconnessa”. “La fase attuale è quindi delicatissima, le scelte di queste settimane, di questi giorni, saranno quelle che fanno la differenza. Il patrimonio di imprese (oltre 33.000) del settore rischia di non avere energia per riprendere questo cammino e nel contempo la forza del nostro mercato potrebbe attirare appetiti speculativi. L’industria alberghiera è un patrimonio che va tutelato per garantire il rilancio e la rinascita del settore, ma anche del Paese, trainando le diverse filiere interconnesse”.