Se in Italia si riaprisse tutto, fino a 151mila persone finirebbero in terapia intensiva. È quanto emerge dalla lettura della relazione riservata del Comitato tecnico scientifico, quella che ha spinto il governo a dividere la Fase 2 in due parti per una ripartenza più limitata. Una riapertura troppo rapida comporterebbe un aumento esponenziale di malati gravi. Se si tiene conto invece di tutti i ricoveri che ci sarebbero, si salirebbe entro fine anno a 430mila. Se restassero chiuse solo le scuole, i ricoveri in terapia intensiva potrebbero arrivare a 109mila nel momento di picco, per un totale entro fine anno a quota 397mila. I dati sono così preoccupanti che il governo ha deciso di procedere con prudenza, con più cautela di quella che ci si aspettava. I tecnici hanno quindi segnalato al governo che c’era poco spazio di manovra sulle riaperture. «Nella realtà attuale il valore di R0 è inferiore a 1», ma d’altra parte ci sono ancora «nuovi casi di infezione in tutto il contesto nazionale che stanno ad indicare la necessità di mantenere elevata l’attenzione». Dalle simulazioni prodotte è, dunque, emerso che l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole. (agg. di Silvana Palazzo)
RELAZIONE RISERVATA DEL CTS A GOVERNO SU FASE 2
E’ stata pubblicata la relazione riservata del comitato tecnico scientifico, consegnata al Governo per fissare obiettivi e dettagli della fase 2. Un documento pubblicato dal Corriere della Sera che ha svelato nei fatti quali sono state le indicazioni che hanno portato a una riapertura molto meno massiccia di quella che ci si poteva attendere e che ha generato diversi malumori dopo l’ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Innanzitutto, il comitato ha stabilito come il livello di contagio del covid-19 in Italia sia arrivato sotto il valore R1, cioè meno di una persona ulteriormente contagiata per ogni infetto. In base al raggiungimento di questo valore, il comitato ha scritto nella relazione: “Gli scenari compatibili con il mantenere R0 sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura dei settori Ateco legati a edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività e assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie nel ridurre la trasmissione di Covid-19 del 25%” . Il che ha portato ad acconsentire riguardo la riapertura delle fabbriche, ma non delle Chiese provocando uno scontro istituzionale tra Governo e Vaticano, a tutti gli effetti.
FASE 2, PARERE SULLE MESSE RIVEDIBILE DAL 25 MAGGIO
Si legge nella relazione come il parere sulla possibile riapertura delle Messe potrà essere valutato dal prossimo 25 maggio: “Il Comitato, nell’esprimere grande apprezzamento per il documento della Cei e pur essendo largamente riconosciuta e ampiamente sentita l’esigenza di culto, ritiene che la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta allo stato attuale alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’eucarestia. A partire dal 25 maggio questo parere potrà essere rivisto nella direzione di una previsione verso la partecipazione dei fedeli alle funzioni rispettando rigorosamente le misure di distanziamento sociale sulla base degli andamenti epidemiologici“. Un parere chiaro che fa comprendere come mai si sia arrivati allo scontro, anche se la situazione può essere sicuramente rivedibile se sarà sviluppato un nuovo protocollo di sicurezza come auspicato dalla Cei. Per quanto riguarda le scuole, stesse problematiche non la raccomandazione di considerare solamente per settembre una possibile riapertura delle aule. Insomma, la relazione riservata del comitato tecnico-scientifico ha portato il Governo a prendere decisioni impopolari per una fase 2 che si prospetta ancor più ricca di polemiche della prima.