Come da ordinanza firmata dal commissario per l’emergenza coronavirus, Arcuri, le mascherine chirurgiche non dovranno costare al pubblico più di 50 centesimi, e non avranno l’Iva. Una decisione, quella di calmierare il prezzo del dispositivo di protezione individuale più utilizzato da due mesi a questa parte, che ha fatto storcere il naso a molti, a cominciare dalle farmacie, i luoghi dove appunto le persone comuni potranno acquistare le stesse mascherine. «Lavoreremo in perdita quasi del 50 per cento», fanno sapere al quotidiano La Stampa alcune farmacie di Napoli (e non solo), che nel contempo hanno deciso di sospendere la vendita «per autotutela della categoria a fronte della confusione informativa istituzionale sui prezzi». A riguardo, il presidente di Federfarma Napoli, Michele Di Iorio, nella mattinata di ieri ha diffuso una circolare rivolta ai colleghi, in cui si legge: «Abbiamo assistito, a mio avviso, a un corto circuito informativo grave. Il premier davanti a 60 milioni di italiani ha detto che le mascherine si venderanno a 50 centesimi senza Iva, contemporaneamente il commissario Arcuri ha scritto che si devono vendere a 50».
MASCHERINE A 50 CENTESIMI, LA PROPOSTA DI DI IORIO
«I farmacisti napoletani – conclude l’intervento Di Iorio – attendono ora indicazioni nazionali chiare». La scorsa settimana Di Iorio era già intervenuto per lanciare un’iniziativa che potesse calmierare il prezzo dei dispositivi; per farlo aveva proposto un acquisto centralizzato di modo che tutte le farmacie delle città potessero vendere le mascherine FFP2, quelle più “performanti” rispetto alle chirurgiche, ad un prezzo di 4.90 euro al pezzo, mentre quelle più “soft” a un euro. «un progetto che avrebbe creato un circolo virtuoso – dice a riguardo lo stesso fautore dell’iniziativa – inducendo le aziende ad abbassare i prezzi alla fonte». Con il nuovo prezzo da 50 centesimi senza Iva, i farmacisti e i rivenditori rivenderebbero le mascherine ad un pezzo superiore al costo (circa 90 centesimi), andando quindi in perdita. Una nuova polemica quindi sui Dpi, querelle che ci sta accompagnando da quando l’emergenza è scoppiata.