Con la Fase 2 che si avvicina cresce l’interesse degli italiani nei confronti delle mascherine come protezione dal coronavirus. Da un’inchiesta di Striscia la Notizia, però, è emerso come spesso e volentieri presidi sanitari spacciati per FFP2 e FFP3 in grado di garantire un’efficienza compresa tra il 92% e il 98% siano soltanto una brutta copia degli originali. Ma come riconoscere una mascherina certificata? Vittorio De Blasiis, produttore di dispositivi individuali di protezione individuale, ha chiarito come la mascherina debba avere delle “marcature che diano informazioni chiare all’utente“. Quali sono le marcature? In primis FFP2, in secondo luogo la norma di riferimento che è la EN149, e infine il marchio CE con il numero che corrisponde all’ente certificante che ha testato il prodotto. Moreno Morello di Striscia, sulla base di queste indicazioni, ha fatto una verifica in alcune farmacie ed è emerso che la situazione non è proprio idilliaca.
MASCHERINE SPACCIATE PER FFP2 E FFP3: LA DENUNCIA DI STRISCIA
Vendute al prezzo di 7€ l’una, le mascherine FFP2 vengono vendute con marcature diverse di volta in volta. Il tg satirico di Canale 5 fa l’esempio di una mascherina costata 9,5€ riportante solo il modello: KN95. Dallo scoppio dell’emergenza sanitaria in Italia, l’Inail ha attivato alcune deroghe per la messa in commercio delle mascherine. Per capire se il dispositivo di protezione è certificato o meno bisogna dunque andare sul portale Inail e verificarne la presenza in elenco: sul sito, però, il modello KN95 non risulta. L’esperto conclude dunque che la mascherina in questione svolge semplice funzione di schermo ma non esercita alcuna azione filtrante riconosciuta da enti certificati. I farmacisti si difendono mostrando dei certificati (certificate of compliance) che però da verifiche risultano essere esclusivamente delle “pre-analisi di valutazioni tecniche”, come chiarisce Luca Bedonni, direttore servizi ente certificazione mascherine. I farmacisti che effettuano ordini di mascherine devono dunque pretendere di ricevere ben altri tipi di certificati. Le ricadute di una svista di questo tipo si sentono non solo sulle tasche degli italiani, ma anche sulla loro salute. De Blasiis infatti spiega: “E’ stato visto che in molti casi queste mascherine hanno davvero un’efficienza filtrante del 90%, in altri soltanto del 35%. Se utilizzate da personale medico, mascherine non certificate o che comunque non hanno ottenuto deroga dall’Inail, possono essere veramente pericolose perché non garantiscono protezione dal Covid-19”.