C’è grande attesa per la decisione sull’eventuale scarcerazione di Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova camorra organizzata, da 41 anni dietro le sbarre dopo essere stato condannato a scontare quattro ergastoli. Dopo Pasquale Zagaria, dunque, un altro boss rischia di uscire di prigione: e non è un caso che altri detenuti al 41bis guardino con attenzione all’esito dell’istanza presentata dall’avvocato Gaetano Aufiero, legate di Cutolo, al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia, competente per il carcere di Parma. Se Cutolo venisse mandato ai domiciliari, infatti, tutti gli altri boss in condizioni di salute precarie come quelle del camorrista di Ottaviano potrebbero chiedere un trattamento simile. Un eventuale pronunciamento positivo nei confronti del 78enne potrebbe fare da apripista anche per eventuali terremoti politici: nel mirino è infatti finito il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, insieme al Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, che del ministero è il braccio operativo. Non aver ottemperato per tempo a garantire la sicurezza nelle carceri nel corso dell’epidemia di coronavirus sta esponendo il Guardasigilli ad attacchi di vario genere.
RAFFAELE CUTOLO AI DOMICILIARI?
Il punto, però, è che ormai la situazione non dipende più da Bonafede e dal Dap: sono infatti i giudici del Tribunale di Sorveglianza a dover decidere delle sorti di Cutolo e degli altri detenuti nelle sue condizioni, e i magistrati – com’è giusto nell’esercizio delle loro funzioni – non sono disposti ad accettare intromissioni. Come sottolineato da Il Giornale, per Bonafede il terreno per intervenire con un decreto legge è “stretto e impervio”. D’altronde, come sottolinea il quotidiano di Sallusti, “una norma che affievolisse il diritto alla salute dei detenuti ad alta sicurezza sarebbe a rischio di incostituzionalità oltre ad incorrere quasi sicuramente nelle sanzioni della Corte dei diritti dell’ uomo, che ha già bocciato parte delle norme italiane su questo fronte”. Cosa potrebbe fare dunque il ministro della Giustizia per evitare nuovi casi eclatanti come quello di Zagaria? La partita si gioca nelle strutture sanitarie interne o esterne alle carceri: una delle idee sarebbe quella di convertirne alcune in reparti «Covid free», in modo da destinarvi i detenuti affetti da altre patologie senza il rischio di venire contaminati dal virus. Ma per una soluzione di questo tipo è il tempo che manca: Cutolo e altri boss potrebbero perciò approfittare di questa finestra per uscire dal carcere, ma dalla porta principale.