La denuncia si legge sulle pagine di Libero Quotidiano, affidata in particolar modo ad un maestro di un noto circolo milanese: “E’ incomprensibile come si possa continuare a vietare uno sport senza alcun contatto fisico, più rigoroso di tutti nel rispetto delle distanze e che in tutti gli altri Paesi europei si continua a praticare senza alcun problema nonostante l’emergenza sanitaria”. Lo sport in questione, forse qualcuno lo avrà già capito, è il tennis: nell’ultimo DPCM governativo non c’è stata menzione di questa disciplina, che dunque rimane di fatto chiusa. Il tema è grave, e tocca vari livelli: nei giorni scorsi lo abbiamo affrontato da più angolazioni, parlando per esempio della richiesta di Patrick Mouratoglou e della creazione della Ultimate Tennis Showdown per dare una mano a quei giocatori che hanno un ranking basso e senza tornei non guadagnano. Non solo: Novak Djokovic, presidente del Consiglio giocatori Atp, ha lanciato l’idea di un fondo di solidarietà che stanzi aiuti ai tennisti “minori”, subito supportato da Roger Federer e Rafa Nadal.
C’è chi non è d’accordo, e anche qui avevamo riportato la reazione di Dominic Thiem che ha attaccato la scarsa professionalità di alcuni di questi giocatori di tennis; la replica è arrivata immediata da parte di Dustin Brown (forse lo ricorderete, l’istrionico tedesco con i dreadlock capace di battere Nadal a Wimbledon) e l’austriaco è passato per un gelido professionista senza cuore – quando la realtà è forse più complessa. Fino a qui però siamo al tennis che passa in televisione, quello se vogliamo patinato e da copertina: i big, lo abbiamo sempre detto, sono meno toccati dalla chiusura causa Coronavirus perché i loro guadagni in carriera sono altissimi, e in più ci sono tutti gli sponsor che rappresentano l’altro la maggior fetta di introiti. Poi, c’è tutta la questione dei circoli: che, poiché il decreto del Governo ha parlato solo dei runner e dei parchi, restano inesorabilmente chiusi in attesa di novità. Peccato che nel frattempo alcuni siano costretti a fare la fame.
CORONAVIRUS TENNIS: CHIUSURA INCOMPRENSIBILE
Maestri e istruttori di tennis affiliati alla FIT sono rimasti senza lavoro e non percepiscono nemmeno la cassa integrazione; in Italia ci sono 3200 circoli affiliati alla federazione che si trovano in questa situazione, per non parlare poi di tutti quei club a conduzione familiare che non sono legati alla FIT e si muovono in maniera autonoma. Ecco: questi club a causa del Coronavirus non stanno incassando, perché la chiusura delle attività ha significato il mancato introito delle quote associative e gli istruttori che non allenano non percepiscono alcunchè. L’unica entrata è rappresentata, per tutti gli operatori nel mondo del tennis, dal bonus di 600 euro previsto da Sport e Salute (società partecipata del Ministero dell’Economia) ma per ora, si legge sul quotidiano, le richieste evase corrispondono ad appena uno 0,8% sul totale. Insomma, la situazione del tennis in Italia sta diventando davvero poco gestibile come denunciato. Eppure, come il maestro milanese dice, non si capisce davvero perché uno sport come il tennis sia costretto a rimanere chiuso.
Lo avevamo detto qualche giorno fa: la FIT aveva lanciato un decalogo di norme sanitarie e misure di distanziamento da Coronavirus nel tennis, leggendo le quali era facile comprendere come tornare a lavorare sui campi fosse assolutamente possibile. Di fatto, nel tennis le distanze sono assolutamente garantite: basterebbe non stringersi la mano a metà campo dopo una partita per mantenere la distanza anche di decine di metri, evitare l’utilizzo degli spogliatoi e, per la pallina che passa di mano in mano, usare un guanto sulla mano “debole” per evitare un possibile contagio. Nei circoli il problema sarebbe facilmente bypassabile; discorso diverso per quanto riguarda i grandi tornei perché si tratterebbe di dover gestire gli spostamenti dei giocatori e si dovrebbe comunque giocare a porte chiuse (e qui si aprono altri argomenti), ma nelle realtà locali è davvero strano pensare che Coronavirus e tennis debbano necessariamente essere visti come concetti separati e che non si possono incontrare. Speriamo allora che presto qualcuno cambi idea…