Il Coronavirus si può combattere con le cellule staminali? Se ne parlava già a marzo in alcuni studi che stavano verificando l’effettiva incidenza sul Covid-19 e avevano già rilevato come le MSC (cellule staminali mesenchimali) potessero servire. Sono due le pubblicazioni scientifiche che a oggi parlano espressamente dell’utilizzo delle MSC per uso terapeutico; si parla qui di quelle prelevate dal tessuto cordonale (quello del cordone ombelicale). Anche qui niente di nuovo, nel senso che dei benefici di questo tessuto si parla da tempo e nello specifico delle cellule staminali mesenchimali, con studi clinici che li utilizzano per trattare malattie autoimmuni, cardiache e vascolari, gastrointestinali e altre ancora. La novità starebbe nel fatto che le MSC possono davvero essere utili nella lotta al Coronavirus, tanto che uno studio pubblicato su Cell ipotizza che si possa prescrivere una terapia a base di secretomi derivanti da MSC da tessuto cordonale.
CORONAVIRUS, CURA CON CELLULE STAMINALI DA TESSUTO CORDONALE?
Questi secretomi andrebbero somministrati con endovena, ma soltanto su pazienti in condizioni critiche; ci sono due studi clinici, entrambi pubblicati su Clinical Trials, che hanno parlato del loro uso contro il Coronavirus. I secretomi, si legge sul nuovo studio, agiscono in modo molto più completo rispetto ad un anticorpo monoclonale e sono più sicuri di una cellula staminale con potenzialità superiori, perché quest’ultima può generare maggiori reazioni. Come funzionano i secretomi delle MSC da tessuto cordonale? Sono costituiti, si legge nello studio, da proteine solubili (incluse citochine, chemochine e fattori di crescita) e possono attivare le cellule staminali endogene e i progenitori cellulari. Di fatto i secretomi in questione sopprimono l’apoptosi – regolando la risposta infiammatoria – e stimolano la matrice extracellulare e l’angiogenesi, riducendo la fibrosi e mediando la chemioattrazione.
L’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali prevede la somministrazione per endovena per tre volte in tre giorni, con 50 milioni di cellule: lo studio ha osservato che già dopo la seconda somministrazione si notano dei miglioramenti, perché le MSC sono negative al recettore ACE2 (una delle cause per cui il Coronavirus penetra nel nostro corpo) e non possono essere infettate dal virus. Da qui a dire poi che la terapia sia decisiva o sufficiente a debellare il Covid-19 ce ne corre, ma questo intanto può essere considerato un altro importante passo avanti nella lotta alla pandemia.