«Occorre parlamentarizzare i Dpcm. Occorre introdurre un parere preventivo del Parlamento obbligatorio anche se non vincolante»: così si esponeva ieri il parlamentare del Pd Stefano Ceccanti, professore di diritto costituzionale, preoccupato dall’andazzo di Palazzo Chigi di “normare” l’emergenza coronavirus a colpi di Dpcm, non da ultimo quello che istituisce la fase 2 dal 4 maggio prossimo e che ha trovato uno stuolo di oppositori “bipartisan” in questi giorni. Dai costituzionalisti tipo Cassese e Ceccanti, passando per opposizioni e interni anche al Governo (Renzi e Delrio i più duri contro la scelta del Premier Conte) financo al parere della Corte Costituzionale con la presidente Marta Cartabia («non esiste un diritto speciale oltre alla Costituzione»). E così prima delle discussioni tenute oggi alla Camera per il Def e lo scostamento del bilancio, l’occasione di un ulteriore scontro interno alla già convulsa maggioranza è stata presentata dalla presentazione dell’emendamento Ceccanti sulla possibilità di parlamentarizzare i Dpcm.
Succede però che il Governo non si trova per nulla d’accordo con l’iniziativa di parte del Pd, Italia Viva e LeU e così avviene l’incontro tra il Ministro D’Incà e lo stesso Ceccanti: «Mi ha segnalato che, pur essendo sensibile alla finalità di un maggior controllo parlamentare, non condivide la proposta perché irrigidirebbe troppo. Immagino che il governo, essendo appunto sensibile al tema, stia studiando soluzioni alternative. Se le troverà nessun problema a ritirarlo perché la questione non è lo strumento, ma il fine», ha ribadito questo pomeriggio il deputato dem.
CAOS NEL GOVERNO SULL’UTILIZZO DEL DPCM
Viene di fatto “bloccato” l’emendamento in attesa di trovare una via mediana magari già dal Consiglio dei Ministri di questa sera (odg su giustizia, privacy e app Immuni): secondo fonti di Governo all’Ansa e Fatto Quotidiano, anche questo ulteriore scontro in merito agli emendamenti anti-Dpcm avrebbe contribuito a ritardare ulteriormente la presentazione del Decreto Aprile previsto per domani in CdM. Il varo dovrebbe arrivare dunque non prima di inizio maggio, con altro tempo “perduto” per poter iniziare ad impostare un delicatissimo piano di sostegno per lavoratori, imprese e famiglie.
«La prima questione è di equilibri tra istituzioni e non può essere usata strumentalmente per attaccare un governo che non ha comunque nessuna alternativa reale, va affrontata insieme a questo esecutivo», ha spiegato ancora Ceccanti aprendo però ad un possibile ripensamento sul proprio emendamento «posto che il fine, il ripristino di un serio controllo parlamentare, è sacrosanto e va perseguito in modo indifferibile, ci sono tanti modi possibili per farlo valere, immagino anche che ci siano vari altri emendamenti, per cui insieme al governo andranno affrontati laicamente i pro e i contro dei vari strumenti, anche nel necessario dialogo con le forze di opposizione. Toni bassi e soluzioni concrete si tengono bene insieme, anzi si tengono necessariamente insieme». Il tutto mentre le opposizioni invece saltano sul piede di guerra per il nuovo Dpcm che introduce un lockdown “morbido” che però non risolve i gravissimi problemi esistenti sul tema riaperture per imprese e commercianti tenuti ancora fermi da inizio marzo.