Max Laudadio è uno degli inviati più apprezzati di “Striscia la notizia”, il tg satirico di Canale 5 in onda dal lunedì al venerdì in prima serata. Da diciassette anni a questa parte il suo volto entra nelle case degli italiani per raccontare il bello e, soprattutto, il brutto del nostro Paese, dando un volto ai truffatori e smascherando i bugiardi. Nell’ambito di un’intervista rilasciata al magazine “Cultura Identità”, il 48enne ha dichiarato: “Fake news ce ne sono sempre state, ma oggi assistiamo a un picco di iniziative che giocano soprattutto sul Coronavirus. È bene sottolinearlo: le notizie false non nascono per divertimento, ma perché c’è gente dietro che guadagna milioni di euro”. Il vero problema è che non sempre è facile riconoscerle, perché, come afferma Laudadio, sono realizzate tecnicamente molto bene, talvolta con video professionali che rendono ancor più credibile quanto scritto, e fra queste vi sono quelle a sfondo culinario, di cui l’inviato ha iniziato a occuparsi da qualche anno a Striscia con la sua rubrica “È tutto un magna magna”.
MAX LAUDADIO: “CINQUE ANNI FA HO SCOPERTO LA FEDE”
Non di solo lavoro, però, è fatta la vita di Max Laudadio, che, come affermato sulle colonne di “Cultura Identità”, cinque anni fa ha scoperto la Fede. “All’inizio provavo vergogna a parlarne, oggi invece lo dico con tranquillità – ha asserito -. Sono sempre stato ateo, miscredente, contro tutto e tutti. Credevo di bastare a me stesso. Improvvisamente mi sono ritrovato in ginocchio a pregare e da quel momento la mia vita è cambiata”. Dal tg satirico targato Mediaset e Antonio Ricci, Laudadio si è quindi trovato in prima linea nelle missioni, che ha documentato per l’emittente TV2000. In quel periodo, Max faceva non solo il giornalista, ma anche il volontario, per offrire il proprio apporto in quei contesti difficili e di povertà: “Sono stato ad Haiti, nella baraccopoli più pericolosa del mondo, dove non entra neanche l’ONU. Sono stato in Benin, dove c’è un unico ospedale che serve ben quattro Stati. Quindi, ho affrontato un’esperienza in Giordania, dove tre suore cristiane della confraternita del SERMIG gestiscono un centro con 250 disabili”.