Con una lunga intervista rilasciata a “La Stampa” di Massimo Giannini, il premier Giuseppe Conte introduce i temi della fase 2 in partenza domani: dal nuovo Dpcm al tema delicato della crisi economica e del nuovo Decreto anti-coronavirus (oggi prevista riunione di Governo per dirimere i punti nodali e la nuova road map) fino alle critiche sulla gestione dell’emergenza Covid-19, il no alla patrimoniale e il tema scottante del Mes. Tutto in una lunga intervista con la quale il Capo del Governo torna a rivolgersi ai cittadini: «Entriamo nella ‘fase due’ dell’emergenza, grazie al poderoso sforzo collettivo. Questa nuova fase ci è costata enormi sacrifici ed è per questo che non può essere intesa come un ‘liberi tutti’», spiega Conte a Giannini ribadendo per tutta l’Italia (e non per i singoli territori) «evitare gesti di disattenzione o, peggio, un’opera di rimozione collettiva. Il virus continua a circolare tra noi, siamo ancora in piena pandemia».
DA RENZI A DRAGHI: LE RISPOSTE DI CONTE
In merito alle accuse di Renzi sulla costituzionalità del Dpcm, Conte ribadisce che non vi è alcuna crisi di Governo anche se “punzecchia” così «fortemente convinto che un sistema come il nostro non abbia affatto bisogno di investiture messianiche, né di uomini investiti di pieni poteri. Dobbiamo essere orgogliosi di avere rispettato l’equilibrio tra poteri costituzionali». Secondo il Presidente del Consiglio, non si delega alla scienza ma non si pensa neanche ad un Governo di soli tecnici nel futuro «Draghi? C’è un costante chiacchiericcio, sullo sfondo, che fa parte del gioco politico italiano. Non mi distrae. L’unica cosa che mi preoccupa è riuscire a dare risposte a chi è stato colpito da questa crisi. Certamente, in un momento di emergenza e di difficoltà economica l’instabilità sarebbe un danno serio per il Paese e non possiamo affatto permettercela».
CONTE “SÌ AL MES MA CON UNA SOLA CONDIZIONE..”
La crisi è pesante, pesantissima e per questo il Decreto Aprile che già è slittato a maggio (con 55 miliardi per rilanciare gli aiuti a imprese, famiglie e lavoratori) non è il miglior viatico per l’inizio della fase 2: Conte però si difende «debito pubblico al 160% del Pil? Escludo una patrimoniale. Il nostro debito rimane sostenibile» spiega ancora Conte a La Stampa, «nel quadro di un risparmio privato molto cospicuo e di una resilienza particolarmente spiccata del nostro intero sistema economico. La maggior parte del debito aggiuntivo che dovremo collocare per fronteggiare la crisi, peraltro, sarà coperta dal programma di acquisti della BCE. Ci stiamo adoperando affinché i pagamenti per gli interessi – al netto della quota che ci viene retrocessa dalla Banca d’Italia a seguito dei suoi acquisti – risultino alla fine in linea con quelli attuali».
Da ultimo i temi europei che però si “allacciano” giocoforza all’emergenza coronavirus e alla crisi economica in Italia: «Recovery Fund? Stiamo aspettando la proposta della Commissione insieme a quella del prossimo Bilancio pluriennale dell’UE, e intanto continuiamo a lavorare per fare in modo che abbia una dotazione finanziaria consistente e prevede trasferimenti diretti ai Paesi più colpiti». Infine impossibile non citare il Mes: al netto di ben due riunioni europee (Eurogruppo e Consiglio Ue) dove nella bozza di accordo sussiste la presenza di “sorveglianza rafforzata” sui conti dei Paesi che chiederanno il prestito al Salva-Stati, Conte ribadisce «All’ultimo Consiglio europeo sul Mes ho ribadito che l’unica condizionalità ammissibile è che le risorse siano utilizzate per le spese sanitarie dirette e indirette. […] Analizzeremo i testi finali e li valuteremo insieme al Parlamento».