Lunedì 4 maggio scatterà finalmente la Fase 2 della pandemia da Coronavirus, e il tema principale sarà soprattutto quello della ripresa delle attività produttive. A tale proposito Enrico Giovannini ha rilasciato un’intervista a Il Mattino per parlare del tema: già ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nei 10 mesi del governo Enrico Letta (2013-2014), oggi Giovannini è portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e soprattutto fa parte della task force guidata da Vittorio Colao per volere del Governo; la quale lavora per dare indicazioni utili circa il riavvio del Paese dal punto di vista economico. Dunque, l’ex ministro ha parlato delle aziende che ripartiranno domani: le quali, ha specificato, si dovranno attenere al protocollo sanitario firmato dalle associazioni di categoria e dai sindacati. Qual è il problema? Semplice: queste aziende sanno bene che “il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza comporterà la chiusura dell’azienda stessa”.
Giustamente viene fatto notare che perché sia così dovranno funzionare a pieno regime i controlli, che in Italia non sono sempre esaustivi; Giovannini si rifà alla bozza del decreto “di aprile” che sta girando in queste ore, nel quale si fa riferimento ad un maggior numero di ispettori e risorse perché questi controlli siano garantiti. “Prima di questi però vengono i medici competenti, la cui attività interessa 14 milioni di lavoratori e che potranno prestare la loro attività anche presso imprese che ne sono sprovviste, previo accordo”. Insomma i controlli ci saranno; Giovannini ha poi fatto riferimento esplicito a quelle imprese che usufruiscono di lavoro irregolare, il cosiddetto lavoro nero: in merito a questo il portavoce ASviS si è detto piuttosto scettico circa il fatto che un’impresa possa continuare a utilizzarlo. “Mi pare molto più difficile perché, come detto, il rischio non è quello di pagare una multa ma di subire la chiusura dell’attività” ha detto senza troppi giri di parole.
GIOVANNINI “OCCASIONE PER ESPORRE LAVORO NERO”
Quel che potrebbe succedere dunque è che nel corso della Fase 2 il lavoro nero possa venire esposto maggiormente: secondo lui anzi la ripresa delle attività potrebbe essere un modo per aumentare la regolarità del lavoro. “Magari non subito perché la domanda è ancora bassa, ma successivamente”. Tra le altre cose si tratterebbe di un fatto positivo, perché significherebbe che “il sistema produttivo potrebbe diventare più sicuro di prima”. Dall’altro lato, resta il problema dell’aiuto ai lavoratori irregolari: secondo l’attuale ministro del lavoro Nunzia Catalfo il Rem (reddito di emergenza) andrebbe esteso a chi percepisce già il reddito di cittadinanza, per ASviS invece questa misura dovrebbe essere finalizzata al sostegno “di chi non percepisce alcun sussidio, una platea potenziale di alcuni milioni di lavoratori, compresi tre milioni di lavoratori irregolari”. Conterà, secondo Giovannini, anche la rapidità di erogazione perché “ci sono tante persone che, senza aiuto, rischiano di cadere in mano agli usurai”. Non sarà insomma un processo semplice…