«Il carcere andrebbe abolito» e ancora «in una società senza perdono dove la pena educa solo a obbedire»: Papa Francesco? Qualche leader delle Ong umanitarie? Un pensiero inedito pubblicato postumo su Marco Pannella? Niente di tutto questo, l’autore di questi ragionamenti completamente garantisti è uno dei più “insospettabili” ovvero Gherardo Colombo, ex pm nel pool di Mani Pulite assieme a Davigo, Di Pietro e Borrelli, protagonista della stagione di Tangentopoli e (non da) oggi “convertito” sulla via del garantismo. «Ritengo il carcere così com’è, non in coerenza con la Costituzione. L’articolo 27 della Costituzione dice che ‘le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità’. Eppure, basta mettere piede in qualsiasi penitenziario italiano, salvo rare e parziali eccezioni, per rendersi conto che le condizioni in cui vivono i detenuti lo contraddicono scandalosamente», lo spiega benissimo l’ex pm dimessosi nel 2007 dalla magistratura in una lunga intervista ad Huffington Post.
Colombo si racconta a 360 gradi, dal punto finale di “conversione” agli inizi della carriera in magistratura: «l’idea di mandare in galera una persona mi tormentava, mettendomi davanti a interrogativi insolubili e angosciosi. Ho cominciato a pensare che il carcere non fosse più compatibile con il mio senso della giustizia, la mia concezione della dignità umana, la mia interpretazione della Costituzione. Più che pensare, in realtà sentivo: sentivo tutta l’ingiustizia della prigione. Era ormai intollerabile. Perciò, dopo anni passati a pensarci, ne ho tratto tutte le conseguenze».
“LA PENA IN UNA SOCIETÀ SENZA PERDONO”
Secondo Gherardo Colombo, all’inizio della sua carriera non era pensabile nemmeno immaginare una società senza la pena del carcere, dato che «Credevo che la pena, inflitta rispettando tutte le garanzie del condannato, avesse una forza educativa. Non sbagliavo. Semplicemente, non mi ero mai chiesto a cosa educasse. In una società senza perdono, la pena educa solo a obbedire. Insegna a rispettare le regole dicendo che non rispettarle costa molto caro. Anziché mostrare che la regola risponde a un principio di ragione». Lo spirito della Costituzione è plasmato e creato da una concezione che supera l’idea stessa dell’obbedienza: «La persona che la nostra Carta vuole formare è un cittadino adulto, responsabile, dotato di spirito critico e discernimento. Sono i presupposti della democrazia. Il carcere va nella direzione opposta. Insegna a sottomettersi all’autorità. Per questo e’ incompatibile con la Costituzione», ribadisce l’ex Mani Pulite al “nuovo” Huff a guida Mattia Feltri.
Più che normale “garantismo”, si tratta di recuperare il vero senso del “castigo” che immaginava Dostoevskij: «una società senza carcere si baserebbe sull’idea del recupero della relazione con chi commette il reato. Senza la disponibilità a ri-accogliere nella collettività chi ha sbagliato, il tessuto sociale strappato dalla trasgressione della norma non si ricucirà mai». Su questo punto, conclude Gherardo Colombo, si baserebbe il concetto stesso di perdono: «recuperare il rapporto. Non cancellare il male che è stato fatto. Riconoscendo il dolore della vittima e, per quanto possibile, riparandolo. Fermo restando che è necessario mettere chi può fare del male agli altri nelle condizioni di non farlo».