Non è stata per nulla semplice la riunione di Governo avutasi ieri pomeriggio in video conferenza tra Conte, Gualtieri e i capidelegazione dei partiti di maggioranza in merito al nuovo Decreto economico che scandirà la “fase 2” della crisi italiana: si è così finalmente capito perché il Decreto da “Aprile” si è trasformato in “Maggio”, tante le distanze tra Pd-Italia Viva-LeU-M5s sugli aiuti economici, gli ammortizzatori, i “redditi” e i fondi da stanziare per la modalità di liquidità da destinare alle aziende. Al netto del misterioso “errore di calcolo” sulla Cig (mancherebbero 7 miliardi di euro al conteggio rispetto alla bozza circolare nei giorni scorsi), il “braccio di ferro” tra l’area dem-Renzi è i grillini è durato per tutta la riunione: si è scelto l’innalzamento da 13 a 14 miliardi dei fondi a copertura degli ammortizzatori ma non vi è chiarezza su come dividerli (da qui l’allungamento dei tempi per il Decreto ormai divenuto “Maggio”).
«Non vorremmo che passi il principio per cui è più vantaggioso farsi assistere che lavorare», ha spiegato con nettezza il capo-delegazione dem, Dario Franceschini, facendo l’esempio sul lavoratore in Naspi o in Cig che riceverebbe meno fondi rispetto a chi prende Reddito di Cittadinanza o Reddito di Emergenza. La nuova misura del Rem è stata invece difesa da Catalfo e Bonafede, arrivando solo ad un minimo punto di contatto sulla necessità di “armonizzare” i redditi-ammortizzatori sociali nel nuovo Decreto per non creare eccessiva disparità.
GUALTIERI, IL PUNTO SUL DECRETO MAGGIO
«Cig a dipendenti e bonus a 4 milioni di autonomi», così ha spiegato il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nella video audizione della Commissione Finanze alla Camera. Già ieri nel vertice di Governo, riporta Repubblica, il titolare del Mef avrebbe chiarito quali siano le “4 punte” per gli aiuti alle imprese «l’intervento di Cdp nel capitale delle aziende con fatturato oltre i 50 milioni da rilanciare o a rischio assalto straniero; l’affiancamento pubblico a fondo perduto “condizionato” per le ricapitalizzazioni delle imprese tra 5 e 50 milioni di fatturato; intervento a fondo perduto per quelle sotto i 5 milioni; intervento delle Regioni per le imprese più piccole».
Italia Viva però ha fatto intendere di temere e non poco la presenza di troppo Stato nelle azioni e decisioni delle imprese (sindacati, blocco licenziamenti e anche capacità di spesa), con il Tesoro che ha subito cercato di difendersi «I contributi e gli incentivi alle ricapitalizzazioni non prevedono interventi nel controllo e nella governance delle imprese», spiegano fonti del Mef a Repubblica. Ancora alla Commissione Finanze Gualtieri ha poi spiegato come sia «evidente che da solo il sostegno alla liquidità, con il sistema delle garanzie, non è sufficiente ad affrontare adeguatamente la crisi economica ma si tratta di interventi assolutamente necessari, di grandissima importanza». Per questo motivo nel Decreto Maggio vi saranno anche «interventi a fondo perduto. Ci saranno misure molto importanti a sostegno delle imprese anche sotto forma di contributi a fondo perduto a sostegno della capitalizzazione, degli investimenti e dell’innovazione».