Il Coronavirus sta facendo strage nelle case di riposo: a questa tragica realtà che ormai ben conosciamo un po’ ovunque non possono di certo sottrarsi nemmeno gli Usa, che sono d’altronde lo Stato con il numero di morti nettamente più alto al mondo. L’opinione pubblica invoca sempre più trasparenza e man mano emergono quindi numeri sempre più chiari sul dramma del Coronavirus nelle case di riposo: si parla di oltre 16000 morti, in gran parte ospiti ma anche operatori, che sono circa un quarto del totale dei decessi per Coronavirus negli Stati Uniti.
Ad esempio, nel New Jersey il Covid-19 ha colpito l’86% delle case di riposo; in moltissimi stati fra cui Kentucky, Colorado e Pennsylvania più della metà dei morti per Coronavirus si è verificato proprio nelle case di riposo.medic
Sono passati ormai due mesi dal primo decesso nelle RSA degli States dovuto al virus eppure ancora si segnalano spesso situazioni di case di riposo con insufficienti dispositivi di protezione individuale e accessi ai test per accertare la positività al Coronavirus. “Bisogna fare di più, il numero dei morti è spaventoso”, è un appello frequente, rilanciato da Usa Today in un reportage sulla situazione drammatica delle case di riposo statunitensi.
CORONAVIRUS, CASE DI RIPOSO USA: UNA SITUAZIONE DRAMMATICA
Giovedì scorso il presidente Donald Trump ha annunciato che l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze manderà dispositivi di protezione a tutte le case di riposo degli Usa, mentre i governatori di Maryland, Tennessee e West Virginia hanno promesso test per tutti i residenti e operatori delle RSA, come molti invocano per tutto il territorio nazionale. Più di due milioni di americani vivono in case di riposo, sulle quali il Coronavirus si è abbattuto con forza: 97000 persone sono risultate positive ai test fatti finora e oltre 5700 strutture hanno avuto almeno un caso di Coronavirus.
Numeri sicuramente per difetto, considerando che in molti luoghi i test non sono ancora stati fatti e che anche per i test già effettuati non tutti gli stati hanno già diffuso i dati completi. Ad esempio lo stato di New York, in assoluto il più colpito, elenca solo le strutture con cinque o più morti per Coronavirus. Sui vari stati e sul governo federale fanno pressione gli avvocati affinché tutti possano sapere che cosa stia succedendo ai loro cari nelle case di riposo.
Gli sforzi per la sorveglianza sulla situazione saranno particolarmente importanti in vista della graduale riapertura degli Stati Uniti. Senza una banca dati federale, i ricoverati nelle strutture di vari stati e le loro famiglie affermano di brancolare nel buio: ad esempio il Missouri non ha ancora diffuso alcun elenco delle case di riposo colpite dal Coronavirus e non ha segnalato il numero di positivi e di morti.
CORONAVIRUS, CASE DI RIPOSO USA: LA PAURA DEGLI OPERATORI
Vi sono anche situazioni nelle quali le stesse case di riposo davano notizie finché non avevano avuto alcun caso di Coronavirus, per poi cessare di rendere noti i dati quando il contagio ha cominciato a diffondersi. Di conseguenza si può capire che i dati sono destinati sicuramente a crescere e che il dramma Coronavirus nelle case di riposo ha proporzioni certamente più gravi di quanto si possa sapere al momento.
Le raccomandazioni delle autorità per test a tappeto e comunicazioni tempestive non mancano, ma per ora non tutti riescono (o vogliono?) stare al passo e molte famiglie cominciano a denunciare quei casi sui quali sembra essere calata una coltre di silenzio. Si evidenzia d’altro canto come le case di riposo siano state troppo a lungo trascurate e che molto spesso non avrebbero potuto fare di più: “Abbiamo suonato l’allarme per molte settimane, ma siamo stati ignorati dalla sanità pubblica”, è la risposta che arriva da molte RSA a proposito delle critiche. Il rimpallo di responsabilità è dunque già iniziato, quello che è certo è che ne stanno facendo le spese le persone più fragili nella nostra società.
In tutto questo giungono anche le minacce di scioperi da parte dei lavoratori nelle case di riposo, che fanno richieste quali il pagamento delle assenze per malattia e un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione contro Coronavirus. Il racconto di uno di loro vale più di mille spiegazioni e numeri: “Ho paura. Amo quello che faccio e aiuterò in ogni modo i miei pazienti, ma ho paura. Abbiamo bisogno che ci diano ciò che è necessario per prenderci cura di noi stessi altrimenti moriremo come le mosche. Anzi, come i nostri pazienti, che stanno morendo come mosche“.