Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive presso l’ospedale “San Martino” di Genova, pare non avere dubbi: “Il Coronavirus sarà morto a giugno. È un nemico molto meno temibile di quanto sembri, ma oggi il nostro Paese riparte col freno a mano tirato, a causa di un Governo che manca di coraggio e infonde paura”. Le dichiarazioni rilasciate dall’esperto al quotidiano “Libero” sono incoraggianti, in quanto, secondo la sua opinione, il Covid-19 ha perso velocità di trasmissione e non è più uno tsunami come a marzo, ma “un’ondina”. Resta da capire, tuttavia, se abbia anche perso forza nel tragitto: potrebbe essersi depotenziato o avere già colpito tutti i soggetti più fragili, incontrando ora sistemi immunitari più resistenti. “Siamo in una fase di discesa della curva – ha commentato Bassetti –. Tra metà maggio e inizio giugno dovremmo poter considerare concluso questo focolaio epidemico”. Una buona, buonissima notizia, che però non dovrà indurre gli italiani ad abbassare troppo la guardia.
MATTEO BASSETTI: “È ORA DI RIAPRIRE TUTTO”
Nel corso dell’intervista pubblicata su “Libero”, l’infettivologo Matteo Bassetti ritiene che con questi dati numerici al ribasso tenere ancora chiuse molte attività lavorative sia un errore: “Penso che si possa davvero ripartire, valutando la diversità di situazioni tra regione e regione. In più, bisognerebbe considerare cosa fanno gli altri Paesi. In Olanda le scuole riaprono l’11 maggio e molte attività produttive non si sono mai fermate. Lo stesso giorno in Francia riaprirà quasi tutto. Loro ripartono, noi siamo fermi”. Un altro fattore di cui l’intervistato si dice del tutto convinto consiste nella non sparizione del Coronavirus dalle nostre vite. “Dovremo conviverci per anni – ha affermato –. In ogni caso, se manteniamo un atteggiamento responsabile, non dovremmo avere altri disastri. Potrebbero sorgere micro-focolai, con poche persone infettate. È vero, il caldo non ammazzerà il virus, ma il contagio in autunno dovrebbe ripresentarsi in versione ridotta”. Questo almeno sino a quando non verrà individuato e immesso sul mercato un vaccino in grado di scacciare definitivamente l’incubo.