È ormai certo che l’esame di maturità 2020 sarà rimodulato con lo svolgimento della sola prova orale – si auspica in presenza, garantendo la sicurezza di tutti – con la commissione composta da un presidente esterno nominato su due classi quinte e sei commissari interni per ciascuna classe.
È altrettanto certo che tutti gli alunni delle classi quinte saranno ammessi all’esame: il Dl 22/2020 prevede, infatti, che per l’ammissione si prescinda dai requisiti previsti dalla normativa vigente della frequenza dei tre quarti del monte-ore annuale personalizzato, della partecipazione alla prova Invalsi, del rispetto del monte-ore triennale di attività relative ai Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto) e della valutazione di almeno 6/10 in ciascuna disciplina.
Proviamo di cogliere alcuni aspetti di questa prova conclusiva del secondo ciclo di studi, ad ipotizzare le probabili modalità di svolgimento del colloquio e ad offrire spunti di lavoro per i dirigenti scolastici, i docenti e gli studenti che si apprestano, in questi giorni, a confrontarsi con questo importante appuntamento. Intanto alcune sottolineature.
a) Il nuovo esame di Stato 2020, anche se svolto attraverso la sola prova orale, è importante che sia concepito in continuità con le linee ispiratrici dell’esame stesso come prefigurato dal Dlgs 62/2017: un colloquio che sia l’esito di un processo formativo valorizzante, attesti risultati di apprendimento, assetti culturali e consapevolezze sviluppate dal candidato, attribuisca valore ai percorsi orientativi e trasversali e valorizzi aspetti di cittadinanza.
b) L’esame 2020 richiede ai consigli di classe di rileggere l’impostazione del percorso formativo e valutativo promosso durante l’anno scolastico 2019/2020 in cui le scuole, gestendo l’imprevista emergenza attraverso la didattica a distanza, hanno verificato con più consapevolezza che: l’apprendimento si apprezza, non si misura, che il focus è sui processi, non limitato alla prestazione, che la valutazione è per gli apprendimenti, non solo degli apprendimenti, che le prove valutative devono offrire evidenza di competenze e non solo essere riproduzione di saperi e, infine, che lo studente è soggetto, non solo oggetto della valutazione.
c) La semplificazione del modello dell’esame impegna a non snaturare il valore del colloquio e a dare, anzi, a questa prova la prospettiva di un confronto, di verifica di quanto appreso, di considerazione e rilettura, nel dialogo tra commissari e candidato, delle esperienze formative vissute in questo anno scolastico così particolare.
In attesa dell’ordinanza ministeriale prevista per i prossimi giorni, quale modello di prova d’esame si può ad oggi prevedere?
Le commissioni si insedieranno il 15 giugno e il 17 giugno prenderanno il via, con 5 o 6 candidati al giorno, i colloqui articolati in:
a) una discussione a partire da una tematica (non una tesina) proposta dalla commissione con riferimento alle materie di indirizzo e condivisa col candidato, con approfondimenti multidisciplinari riferiti alle materie di competenza dei commissari;
b) un’esposizione dell’esperienza svolta relativamente ai Pcto;
c) un accertamento delle conoscenze e competenze maturate nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione” (la ministra dell’Istruzione ha affermato: “Vorrei che gli insegnanti ascoltassero quello che hanno da dire gli studenti su questo periodo, come cittadini”).
Sarà la commissione a stabilire le possibili tematiche di avvio colloquio in coerenza con gli obiettivi del profilo educativo, culturale e professionale dello specifico indirizzo di studi, con il percorso didattico effettivamente svolto e descritto nel Documento del consiglio di classe e contemplando la possibilità di offrire spunti per un colloquio pluridisciplinare.
La prova orale dovrà verificare, in generale, l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle materie d’esame e la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite per effettuare collegamenti e argomentazioni anche in maniera critica e personale. Sarà proprio l’ordinanza ministeriale a chiarire se queste finalità del colloquio, previste dal Dlgs 62/2017, saranno eventualmente riviste, tenuto conto che nel corrente anno scolastico una parte delle lezioni è avvenuta a distanza e che le programmazioni sono state “essenzializzate”.
Ai fini del voto finale di maturità, si prevede che la commissione potrà assegnare un punteggio massimo di 40 punti alla prova orale, cui aggiungere fino a 60 punti per i crediti scolastici (ricalcolati attraverso tabelle di conversione ministeriali): una proporzione di punteggi che evidentemente intende dare più peso al percorso triennale svolto.
Assumerà particolare importanza la redazione del Documento del consiglio di classe da consegnare alla commissione d’esame. Esso ha lo scopo di attestare il processo formativo della classe, di consentire al presidente di commissione di avere visione sintetica e documentata delle classi e dei candidati, di oggettivare i contenuti e le metodologie svolte nell’anno scolastico 2019/2020 nelle attività realizzate in presenza e a distanza, di dare certezze di temi, contestualizzazioni, percorsi, criteri ai candidati per la loro preparazione al colloquio d’esame. L’ordinanza darà indicazioni più puntuali, ma è bene fin d’ora predisporre in tal senso materiali per la redazione del Documento.
In questo ultimo periodo dell’anno scolastico è importante che i consigli di classe effettuino una rilettura del curricolo e dei percorsi didattici realizzati durante questo difficile anno, verificando come è stata rimodulata la programmazione delle discipline, individuando quali nuclei tematici disciplinari o trasversali possono essere documentati, pensando come favorire un approccio multidisciplinare degli alunni al colloquio d’esame e come abituarli ad un confronto personale e critico con le tematiche che saranno proposte, definendo quali eventuali attività significative svolte in Dad possano essere valorizzate e documentate in sede d’esame, e quali aspetti del processo formativo hanno favorito maggiormente la crescita degli studenti.
L’esame è fondamentalmente un momento in cui dimostrare qualcosa di fronte ad altri, a loro volta chiamati a indagare, a verificare e, infine, a “pesare” ciò che è accaduto nella prova sostenuta.
Protagonista dell’esame è in questo senso lo studente: a lui il compito di dimostrare qualcosa di sé, del proprio percorso culturale e formativo al termine del quinquennio, tenendo presenti tutte le difficoltà e le esperienze del periodo di emergenza e di sospensione delle attività scolastiche.
È chiaro che l’altro protagonista della “dimostrazione” è anche colui che osserva: in questo caso una commissione d’esame composta in maggioranza da docenti che hanno conosciuto il candidato almeno per un anno (se non per un triennio), e che sono chiamati a giocare, in sede d’esame, un ruolo valorizzante e decisivo. Il colloquio sarà la prova unica attraverso la quale esaminare gli studenti; occorre perciò che esso assuma più che mai il carattere di un momento in cui due “soggetti” (il candidato e la commissione), dialoghino, indaghino, dimostrino, valutino, attestino e si confrontino per consentire alla commissione, in poco meno di un’ora, di intercettare quello che eccede e di rilevare ciò che intende valutare.
Il compito della commissione sarà quello di preparare le tematiche e le parti del colloquio in modo che l’apporto dello studente e la valorizzazione del suo percorso formativo siano rese possibili ed egli possa utilizzare e dimostrare al meglio il grado di possesso di conoscenze e di capacità argomentative, di comunicazione e di riflessione acquisite.
È auspicabile, pertanto, un’attenta scelta di tematiche, magari corredate di una serie di domande/documenti/evidenze che offrano una pista orientativa al candidato per un accertamento il più possibile valutabile e tracciabile.
Di grande importanza sarà anche la scelta di indicatori valutativi adeguati, originali e rilevabili, assegnando a ciascuno di essi un ragionato peso numerico a seconda del profilo che si intende accertare per quella tipologia di classe e di indirizzo di studi, in coerenza con le indicazioni del Documento di classe e con i criteri valutativi utilizzati nel corso dell’anno.
L’esame, di fatto, è già cominciato: è bene, allora, implicarsi subito, insegnanti e studenti, per preparare al meglio e insieme – investendo sulla reciproca fiducia e stima, matrici di tante scoperte durante le lezioni – un appuntamento che diventi il più possibile verifica di riscontri, di evidenze e corrispondenze che consentano di ricordare questa maturità come esperienza positiva. E proprio di questo c’è oggi bisogno. In presenza o a distanza.