LA DIFFERENZA TRA PENSIONATI PUBBLICI E PRIVATI
Angela Schirò, in una nota riportata da italiannetwork.it, ha commentato la recente sentenza della Corte di giustizia europea che ha stabilito che gli ex dipendenti pubblici italiani che si sono trasferiti all’estero debbano sottostare all’imposizione fiscale alla fonte. La deputata eletta nella circoscrizione estero ricorda che “nei casi esaminati i pensionati italiani ex dipendenti pubblici che si erano trasferiti in Portogallo se avessero acquisito invece la cittadinanza portoghese (ma non l’avevano fatto) avrebbero avuto la pensione tassata in Portogallo e non Italia, come stabilito dalla Convenzione tra i due Paesi, e avrebbero goduto quindi (come i pensionati del settore privato) dei benefici fiscali offerti dal Portogallo”. Dunque, di fatto, i pensionati del settore privato e quelli del settore pubblico sono assoggettati a normative tributarie differenti e la sentenza rappresenta un precedente importante di cui sarà bene tenere conto per gli italiani in quiescenza che decidono di trasferirsi all’estero.
LE RICHIESTE “ANOMALE” DELL’INPS
Il sito del Giornale riporta un episodio raccontato dall’avvocato Celeste Collovati per spiegare come possa capitare che l’Inps chiede erroneamente ai pensionati di restituire delle somme erogate anche a distanza di tempo dall’effettiva erogazione. “È quel che è successo ad un signore che si è rivolto ad un avvocato previdenziale, poiché, da un giorno all’altro, si è visto arrivare una comunicazione in cui l’Inps gli chiedeva la restituzione di ben Euro 14.000,00 con la motivazione di aver scoperto una variazione del reddito da pensione negli ultimi tre anni, variazione che però era stata diligentemente comunicata anche all’ente previdenziale”. Viene citato anche il caso di una pensionata di 90 anni cui l’Inps contestava “un aumento di reddito negli ultimi sette anni, cosa del tutto impossibile”. L’avvocato ricorda che in ogni caso in base a una sentenza della Cassazione datata gennaio 2017, l’Inps può recuperare somme solo nel caso che “l’indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell’interessato”.
FORNERO “SERVE PIÙ RIDISTRIBUZIONE”
Intervenendo all’ultima puntata di DiMartedì l’ex Ministra del Lavoro titolare dell’ultima riforma pensioni, Elsa Fornero, ha sottolineato quale sia il compito dello Stato in un momento come quello che l’Italia sta attraversando nella piena crisi economica: «Gli Usa non hanno un sistema sanitario nazionale, ed anche l’Obamacare è stata contestata. Spero che Trump rifletta e sia più saggio di quanto non lo sia stato. Ci vogliono trasferimenti pubblichi, perché le aziende non fanno profitti, salvo quelle del web, che andrebbero tassate. C’è bisogno di politiche di redistribuzione a favore delle classi che hanno pagato di più». Dagli Usa all’Italia, ciò che serve per la Fornero non muta: «In un momento così servono trasferimenti pubblici, politiche che aiutino chi sta soffrendo di più questa crisi. In questo momento le persone guardano allo Stato». Giusto una settimana fa nella stessa trasmissione l’ex Ministra del Lavoro aveva avanzato l’ipotesi di un “contributo di solidarietà” sulle pensioni per contrastare la crisi economica: «Lo Stato si sta indebitando ma per fronteggiare un’emergenza. A voler essere realistici possiamo ipotizzare che gli assegni alti diano un nuovo contributo solidarietà». (agg. di Niccolò Magnani)
LE DISUGUAGLIANZE AUMENTATE
Il segretario della Camera del Lavoro di Modica, Salvatore Terranova, e il segretario della Spi, Saro Denaro, come riporta radiortm.it, evidenziano come la crisi da coronavirus stia amplificando le disuguaglianze già esistenti e ne abbia create altre, colpendo soprattutto chi è più povero. “Coloro che oggi hanno un rapporto di lavoro stabile devono, molto spesso, stringere i denti per riuscire a mettere assieme il pranzo con la cena e poter far fronte regolarmente ai costi della vita. Figuriamoci chi ha avuto la sventura di trovarsi con contratti di lavoro che non tutelano per niente e da cui discendono retribuzioni in molti casi al di sotto della soglia minima necessaria per non essere definito povero. O di tanti anziani titolari di pensioni minime per i quali il regime imposto per il contenimento del virus ha comportato una sottrazione grave di fette di reddito che, se prima erano finalizzate alla cura della salute e per i beni di prima necessità, ora invece per acquistare presidi di sicurezza e altro”, spiegano i due sindacalisti.
LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA
Come noto, ieri la Corte costituzionale tedesca si è espressa sul programma Pspp della Bce che prevede l’acquisto di titoli di stato di Paesi membri dell’Eurozona, con una decisione che, secondo quanto riportato in un articolo pubblicato da ultimaedizione.eu, “ha molta rilevanza per il futuro (prossimo) della finanza pubblica italiana, quindi sullo spread dei nostri titoli e – conseguentemente – sulla capacità dello Stato italiano di garantire stipendi, pensioni e pagamenti pubblici”. Questo perché nelle ultime settimane la Bce ha operato certamente acquisti più massicci dei titoli italiani, non rispettando il principio di proporzonalità degli acquisti, e perché la sentenza sembra chiedere le porte a ogni possibilità di monetizzazione del debito dei Paesi membri dell’Eurozona. “Dire brutalmente che gli stipendi e le pensioni degli italiani sono appesi a un filo è forse un po’ in anticipo (di qualche mese) sui tempi, ma non sembra ormai troppo distante da una rappresentazione realistica della realtà”, è la conclusione dell’articolo.
RIFORMA PENSIONI, INDUSTRIALI CONTRO QUOTA 100
Eugenio Calearo Ciman, secondogenito di Massimo, già numero uno di Federmeccanica, è stato intervistato da nordesteconomia.gelocal.it, dato che è in corsa per la Presidenza di Confindustria Giovani. Con l’occasione ha ricordato non solo che “noi non siamo una giovanile di partito, come dico a volte, in cui devono crescere i futuri segretari. E neanche un parco giochi per giovani rampolli. È un’associazione che è stata fondata da dei nostri coetanei circa 60 anni che volevano che ci fosse più discussione e inclusione nel sistema confindustriale, per questo si sono promessi di essere motore del cambiamento e coscienza critica del sistema. La cosa più importante che possiamo fare noi è dire quelle cose anche scomode che però sono utili per il Paese per crescere”, ma ha anche parlato di riforma pensioni, spiegando che “ogni volta che abbassiamo un po’ l’età pensionabile andiamo ad erodere una parte del futuro delle generazioni che sono appena entrate o entreranno nel mondo del lavoro”.
LE PAROLE DI STIRPE
Un chiaro parere sfavorevole a misure come Quota 100. Come quello arrivato da Maurizio Stirpe, Vicepresidente di Confindustria con delega al lavoro e alle relazioni industriali, che intervistato dal Foglio ricorda che “l’attacco sistematico alla previdenza con Quota 100 oltre a sottrarre risorse pubbliche afferma l’idea di uno Stato che tratta le pensioni come merce di scambio elettorale”. Dal suo punto di vista, “la riforma Fornero è valida, le eccezioni devono essere circoscritte ai lavoratori precoci e alle attività usuranti e stop”.