Sulla tesi della possibile diffusione del coronavirus già ai Mondiali Militari svoltisi a Wuhan in ottobre è arrivato il commento dell’infettivologo Massimo Galli, docente all’università Statale di Milano e primario all’ospedale Sacco, che in un’intervista rilasciata al Tg4 ha voluto smontare la tesi, almeno stando alle prove fin qui in possesso degli studiosi: “Se questo virus fosse arrivato prima, avremmo avuto un’esplosione epidemica assai prima anche da noi. In poco tempo questo virus, camminando sotto traccia, ha fatto migliaia di casi in Italia e li ha fatti nelle prime settimane di febbraio e non prima. Se fosse arrivato prima e i casi che vengono continuamente denunciati, più o meno come gossip, fossero stati sostenuti da un virus come questo, avremmo avuto l’epidemia mesi o settimane prima con l’entità che abbiamo visto. Questa non è malattia da casi isolati: quando arriva e quando è arrivata ha fatto i disastri che abbiamo visto, centinaia di casi in pochi giorni.” (agg. di Fabio Belli)
CORONAVIRUS AI MONDIALI MILITARI DI WUHAN? NUOVE OMBRE
Nuove ombre sui Giochi Mondiali Militari, perché sono stati ospitati da Wuhan nel periodo in cui ora si sospetta che possa essere cominciata l’epidemia di coronavirus. Nuove ombre, perché i cinesi già a marzo hanno accusato gli Stati Uniti di aver contagiato la città in quell’occasione. Ora stanno emergendo sempre più racconti di atleti che al ritorno in Europa hanno avuto febbri alte e problemi respiratori. Le autorità militari dei vari paesi non hanno finora commentato, fatta eccezione per la Svezia che avrebbe certificato due casi di coronavirus tra i suoi atleti. Il caso più noto è quello di Maatje Benassi, riservista americana 52enne che ha gareggiato nella prova di ciclismo su strada. Da settimane riceve minacce di morte: è accusata di essere la “paziente 0” che ha portato il virus negli Stati Uniti.
C’è poi il fronte francese: secondo L’Equipe, almeno due atleti del pentathlon moderno, Elodie Clouvel e Valentin Belaud, avrebbero avuto seri problemi respiratori che un medico militare avrebbe diagnosticato come “evidenti sintomi di coronavirus”. Ma il Ministero della Difesa francese ha negato la positività e imposto il silenzio stampa ai due atleti. In Italia ha parlato Matteo Tagliariol, la cui testimonianza vi abbiamo riportato. Come riportato dal Corriere della Sera, nessun commento arriva però dai gruppi sportivi militari, né risultano test sugli atleti. (agg. di Silvana Palazzo)
CORONAVIRUS AI MONDIALI MILITARI DI WUHAN?
Potrebbero essere stati i Mondiali Militari di Wuhan, in Cina, il primo focolaio di coronavirus diffusosi nel mondo. Una teoria che sta rafforzandosi, pur non potendo avere conferme dirette, dopo le testimonianze dei numerosi atleti, anche italiani, che hanno accusato i sintomi provocati dal Covid-19. I Mondiali Militari sono andati in scena dal 18 al 27 ottobre 2019, prima dell’inizio ufficiale dell’epidemia nella città cinese datato 17 novembre dell’anno scorso. Ma il dubbio che ormai serpeggia riguarda la possibilità che il coronavirus girasse ormai da tempo a Wuhan, prima dei casi ufficialmente datati. Lo conferma la testimonianza dello schermidore azzurro Matteo Tagliariol: “Quando siamo arrivati, quasi tutti ci siamo ammalati. Io ho avuto tosse, Valerio Aspromonte è stato a letto quasi tutto il tempo. In tanti hanno avuto febbre anche se non altissima“. Un’infezione che non voleva passare, visto che i sintomi sono proseguiti anche al rientro in Italia.
MONDIALI MILITARI GIA’ CON LA MASCHERINA
Tagliariol ha sottolineato di aver notato già diverse persone munite di mascherina a Wuhan, sospettando quindi che già a ottobre in Cina, durante lo svolgimento dei Mondiali Militari, la gente fosse informata del fatto che un virus sconosciuto stava circolando. Come detto poi, al rientro in Italia le cose non sono migliorate, anche perché in Cina non era stato possibile somministrare nessuna terapia ai malati in quei giorni: “In infermeria era tutto finito tanto che era la richiesta dei medicinali per tutti quelli che si sono ammalati. Al ritorno a casa per una settimana sono stato benino, poi ho avuto la febbre altissima.” Il campione olimpico azzurro ha raccontato di essere rimasto a casa “per tre settimane con molta tosse e debilitato. Poi si sono ammalati anche Leo, mio figlio, e Martina anche se lei più lievemente. Quando si è cominciato a parlare del virus mi sono detto di averlo preso perché sono stato molto male rispetto ai miei standard“. Dunque la squadra azzurra presente a Wuhan potrebbe sottoporsi ai test sierologici in corso di svolgimento di questi giorni per avere conferme sul contagio: in caso di positività, si comprenderebbe come già a fine ottobre il virus potrebbe essere arrivato in Italia.