La squadra dell’Università Insubria di Busto Arsizio, in collaborazione con Asst Sette Laghi, ha comunicato che il test salivare per il Coronavirus funziona: la notizia risaliva già allo scorso mese, quando lo stesso ateneo aveva parlato dello studio in corso d’opera. Oggi sul portale ufficiale dell’università si legge che questo nuovo strumento, strategico nel corso della Fase 2 dell’emergenza – in relazione alla riapertura in sicurezza delle attività sociali e produttive – funziona, e presto sarà messo in produzione arrivando sul mercato aspettando che nel 2021 arrivi anche il vaccino. La particolarità del test salivare è quello della sua rapidità: sarà possibile verificare un eventuale contagio da Coronavirus in meno di 10 minuti. Tuttavia, come ha spiegato Mauro Fasano (delegato del rettore dell’Insubria al trasferimento tecnologico), la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi mentre ci vorranno 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico. “Dunque il test sarà inizialmente gestito da una figura sanitaria, che collabori per esempio con le forze d’ordine per i controlli” ha detto il professore.
TEST SALIVARE PER CORONAVIRUS: COME FUNZIONA
Come funziona il test salivare? La spiegazione è molto semplice, e si accomuna ad un normale test di gravidanza: si applica qualche goccia di saliva (diluita con una soluzione apposita) e si aspetta: tra i 3 e i 6 minuti compariranno una o due bande. Con una, il soggetto è negativo; con due, viceversa, ci sarà positività al Coronavirus. Il test è stato sviluppato dal professor Fasano (Biochimica) e Lorenzo Azzi, ricercatore di Odontoiatria; la sperimentazione è avvenuta presso il laboratorio di Microbiologia all’Ospedale Circolo di Varese, sotto la guida di Fausto Sessa. Per testarlo sono stati utilizzati 137 soggetti, sia positivi che negativi al Covid-19. Come ha spiegato il professor Azzi lo scopo principale del test salivare è quello di fare uno screening immediato di primo livello: la particolarità come già detto è quella di identificare anche gli asintomatici portatori del Coronavirus, che saranno poi mandati a eseguire test diagnostici di riferimento che necessitano di maggiore tempo, dovendo passare dal laboratorio.
I ricercatori hanno spiegato che i campioni di saliva sono stati valutati con un test molecolare (condotto dalla ricercatrice Andreina Baj) e uno sperimentale; la sensibilità è risultata alta e ci sono margini di miglioramento (che erano già previsti) per la prototipizzazione industriale. Grazie alla collaborazione con NatrixLab di Reggio Emilia si sta già lavorando per fornire prototipi (assemblati diversamente tra loro) in tempi rapidi, così che si possa velocemente passare alla realizzazione di test su larga scala e a costi contenuti. L’amministratore dell’azienda emiliana ha detto che “in questi anni siamo stati pionieri nella ricerca del benessere tramite l’utilizzo della diagnostica di laboratorio, e oggi vogliamo contribuire in modo significativo al ritorno alla normalità della nostra vita quotidiana”. Il test salivare per Coronavirus, aspettandone la certificazione per uso autonomo, potrà essere utilizzato dalle aziende che vogliano sottoporre i loro dipendenti all’esame, si spera, potrebbe essere messo a disposizione anche dei medici di base.