Caro direttore
abito in periferia nord di Milano e qui da me di aperto c’è solo un negozietto di alimentari Bangladesh, il giornalaio, un bar tabacchi e il panettiere, come da Fase 1. Vedo su tanti media che invece sui Navigli, luogo da sempre amatissimo dai giovani della Milano dell’happy hour e dell’apericena, si riversano centinaia, ma che dico, migliaia di persone. Tutti criminali, li definiscono le autorità, dal sindaco Sala al virologo di turno che ormai, abbiamo scoperto dall’inizio della pandemia, è la professione con il più alto numero di praticanti in Italia, ma nessuno lo sapeva. Che facevano prima della pandemia non è dato sapere.
Eppure la Fase 2 ha permesso il consumo nei bar e nei ristoranti del cosiddetto cibo e bevande da asporto. Nella mia periferia dove mi domando affranto – seriamente – quanti dei miei simpatici vecchietti ritroverò quando i bar finalmente riapriranno, i sopravvissuti al virus, il massimo che puoi fare è ordinare un caffè e berlo sul marciapiede. Il proprietario dice che fa una ventina di caffè al giorno e due panini, non ci paga neanche le spese di affitto e sta pensando di chiudere tutto e dichiarare fallimento. Invece i politici ci dicono che bisogna riaprire tutto, che l’economia va rilanciata, il consum(ismo) spinto se no si va in malora. Dunque chi viola la Fase 2? Le autorità che hanno permesso di riaprire i locali o i soliti giovani senza cervello e menefreghisti? Se mi apri il bar, io ci vado. Forse dovevi pensarci due volte, e aspettare a dire di riaprire visto che siamo ancora in piena pandemia. Ma all’economia questo non va bene.
Ma c’è un’altra cosa che piace a tanti e che fa godere le istituzioni, perché sposta tutte le attenzioni dalle gravissime mancanze di cui sono responsabili sin da inizio pandemia, anzi facendo sì che il virus diventasse una pandemia.
Le foto apparse della “folla” sui Navigli infatti si ottengono con un teleobiettivo. E’ possibile fare miracoli, facendo sembrare venti persone strette in venti metri di spazio — quando in realtà, magari, sono spalmate su duecento. La via fotografata in questione è lunghissima e se la fotografi in un certo modo sembra stretta e piccola e affollata. Anche i video, pochi secondi, che girano sui media non dimostrano nulla. E poi, in ogni caso, dove erano le forze dell’ordine e i vigili? Neanche una pattuglia che controlla i Navigli. Responsabilità dell’amministrazione cittadina.
La realtà è un’altra. Come quando si dava la caccia all’untore, il maledetto runner spargi virus che correva solitario sulle spiagge di Rimini dove non c’era nessuno inseguito e catturato da forze dell’ordine scatenate come non si era mai visto. C’è bisogno di dare la colpa a qualcuno, e sono sempre i cittadini. Provate a leggere i commenti sui social: “maledetti, assassini, gente senza cervello, criminali”. Si mette la gente una contro l’altra perché si sa, divide et impera, dividere il popolo è il modo migliore per controllarlo. Si aizza la gente a odiarsi. Sarà stupendo il mondo del dopo pandemia, andrà tutto bene e facciamo la lista degli untori e mettiamoli a San Vittore. Così la gente non pensa che i tamponi, l’unica cosa che oggi serve, non li sta facendo nessuno; che la famosa app Immuni che doveva essere la colonna della fase 2 è stata rinviata definitivamente a fine maggio. Il sindaco di Milano lancia un ultimatum da regime sudamericano, mentre il numero di tamponi nel capoluogo e Lombardia è del tutto carente. Ancora non sappiamo quanta gente è morta davvero per il coronavirus. E i giornali che pubblicano queste specie di fotomontaggi fanno clickbating. Gli italiani sono stupidi e vanno regolamentati come un branco di pecore, ma durante la fase 1 non eravamo esempio per tutto il mondo per rispetto delle regole?