Le donne in gravidanza potrebbero avere sviluppato degli specifici anticorpi contro il Coronavirus: è questo il risultato di una delle ultime ricerche in merito al Covid-19 a proposito delle donne incinte e realizzato grazie a uno studio di sieroprevalenza su 237 partorienti. Gli studi di sieroprevalenza sono quelli in cui si sottopone al test un campione abbastanza rappresentativo della popolazione e tramite queste analisi è possibile avere dei dati più certi in merito alla diffusione geografica della stessa malattia, sulla sua letalità e anche sulla diffusione tra le diverse fasce della popolazione. Ebbene, stando ai dati diffusi di recente da due diversi centri di ricerca di Philadelphia sul SARS-CoV-2 e che fanno riferimento a un periodo che parte dal 4 fino al 15 aprile scorso si è visto come i test sierologici mostrino come circa il 6% delle donne sia in possesso di anticorpi IgG o IgM specifici contro il Coronavirus; inoltre pare che questa percentuale vari anche in base a fattori legati alla razza. I risultati come è facile immaginare sono importanti per determinare con maggiore precisione i livelli di “esposizione” della popolazione al virus.
COVID-19, NUOVO STUDIO DI SIEROPREVALENZA SU DONNE INCINTE
Andando più nello specifico si è notato come delle 237 donne sottoposte a test sierologici, ben 14 (ovvero il 5,9%) hanno mostrato di possedere anticorpi specifici, tenendo presente un tasso dell’1% di ‘falsi positivi’. Dai risultati arrivati dai due centri di ricerca della città statunitense si è notato anche che il tasso di sieropositività è dell’11,2% nelle donne afroamericane e dell’1,5% in donne di origine diversa. “La continua sorveglianza sierologica tra le donne in stato di gravidanza può aiutarci ad avere maggiori dati sulla sieroprevalenza e ad attivare preventivamente delle pratiche cliniche prenatali” ha detto uno dei ricercatori. L’importanza di questo studio sta anche nel fatto che se il 6% delle donne in Philadelphia sono state precedentemente esposte al Covid-19, si può arrivare a ipotizzare il numero totale di casi in città (circa 80mila casi in un’area di 1,6 milioni di persone), anche se si tratta di cifre che vanno analizzate con cautela dato che le donne partorienti fanno parte di fasce d’età ristrette e non così rappresentative.