Un’imprenditrice è accusata di aver sfruttato oltre 300 badanti provenienti dall’est Europa e per questo motivo è stata arrestata dalla Guardia di Finanza di Bologna su disposizione del giudice delle indagini preliminari Domenico Truppa. La donna, 46 anni, residente a San Lazzaro, come riportato da “Il Resto del Carlino”, amministrava alcune cooperative e società attive nel servizio di assistenza per anziani e malati. Alcuni controlli effettuati dall’INPS di Bologna nei confronti delle società dell’imprenditrice, però, hanno fatto emergere diverse irregolarità inerenti la normativa che regola i rapporti di lavoro. Successivi approfondimenti investigativi eseguiti dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia economico finanziaria, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bologna, hanno permesso di accertare come l’imprenditrice, approfittando dello stato di necessità delle badanti, molto spesso in difficoltà economiche poiché da poco arrivate in Italia, offrisse contratti a progetto per mascherare rapporti di lavoro subordinato corrispondendo, precisa il Gip, “compensi irrisori (a fronte di alte tariffe orarie che venivano richieste per assistere gli anziani bisognosi di cure) senza la possibilità di fruire ferie, e più in generale in totale spregio di qualsiasi norma che disciplina i rapporti di lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
IMPRENDITRICE SFRUTTA 300 BADANTI: “COMPENSI IRRISORI E NIENTE FERIE”
L’aver sfruttato oltre 300 badanti provenienti dall’est Europa è costato all’imprenditrice bolognese non solo l’arresto (la donna è ai domiciliari) ma anche il sequestro dei locali, situati a Bologna e a Casalecchio di Reno, dove avevano sede le cooperative e le società gestite in maniera illecita. Come riportato da “Il Resto del Carlino”, le badanti venivano reclutate grazie all’aiuto di un dipendente, a sua volta indagato ma a piede libero, tramite annunci su internet, sui giornali, oppure manifesti pubblicitari affissi nei pressi delle fermate da cui partono gli autobus per l’Est Europa. Al chiaro scopo di speculare e massimizzare i propri profitti illeciti, l’indagata ometteva in molte occasioni di versare i contributi spettanti alle badanti, rendendosi così responsabile anche di gravi violazioni alla normativa fiscale e previdenziale. Questo metodo le consentiva di conquistare ampie quote di mercato poiché, grazie ai risparmi illeciti ottenuti a danno dei lavoratori e dell’erario, riusciva ad offrire i propri servizi a prezzi molto più bassi della concorrenza.