Vanessa Marzullo e Greta Ramelli furono rapite in Siria il primo agosto 2014 e rilasciate il 15 gennaio 2015 dopo una lunga trattativa tra il Fronte al-Nusra e il governo italiano; la vicenda di Silvia Romano cosa ha suscitato in loro? La Repubblica è andata a Pognano (Bergamo), dove Vanessa Marzullo con il padre Salvatore è l’anima di una Onlus attiva nel servizio ai più bisognosi, e a Gavirate (Varese), il paese di Greta Ramelli.
La liberazione di Silvia Romano rievoca la vicenda di queste altre due cooperanti lombarde. Greta e Vanessa sono ancora amiche: a caldo la prima dichiarò che non sarebbe più tornata in Siria, la seconda invece espresse il desiderio di tornarci anche se per ora non lo ha ancora fatto e d’altronde come già accennato sta comunque spendendo la vita al servizio degli altri.
“Vanessa è felice, sia lei che Greta hanno vissuto questa storia di Silvia come se fosse la loro – racconta il padre di Vanessa -. Da una parte risveglia dei traumi. Dall’altra è una grande gioia”. Vanessa e Greta hanno un pensiero condiviso su Silvia Romano: “La libertà di chi vive per aiutare gli altri è il regalo più bello che esista. Il nostro abbraccio a Silvia, una come noi“. Vanessa studia mediazione linguistica e culturale, Greta invece Scienze infermieristiche. Entrambe hanno scelto il silenzio mediatico, ma papà Marzullo conferma che si vedono e sentono ancora.
VANESSA E GRETA: IL MESSAGGIO PER SILVIA ROMANO
Dopo cinque mesi e mezzo nelle mani dei guerriglieri di al-Nusra ad Aleppo, dopo le polemiche seguite alla loro liberazione, Vanessa e Greta hanno provato a dimenticare. Silvana Alberio, sindaco di Gavirate, commenta: “Ho il ricordo di una ragazza dolce e determinata. In paese Greta si vede poco, mi dicono che è in giro per motivi di studio”.
Sia Vanessa sia Greta sono state sostenute da specialisti ma – afferma chi sta loro vicino – “sono due ragazze determinate, non hanno abbandonato il volontariato, il voler fare del bene per la gente che soffre“. Un percorso iniziato insieme: si conoscono in Croce Rossa, le avvicina il progetto “Assistenza sanitaria in Siria”, collettore di onlus e associazioni impegnate nell’aiuto per Aleppo.
Nei territori martoriati dalla guerra le due cooperanti arrivano però con una Ong non riconosciuta dal Ministero degli Esteri e questo fu un tema particolarmente caldo quando si discuteva sulle due “incoscienti” da salvare. Hanno vissuto anche un periodo in comune in Inghilterra per studio, dopo essere tornate sane e salve dalla Siria. Una cosa di certo non è cambiata: il desiderio di fare del bene per gli altri.