La sanatoria dei migranti da poco approvata dal governo punta all’emersione del lavoro nero. Per capire quanto possa essere efficace, Francesca Ronchin per www.termometropolitico.it ha indagato gli effetti dell’ultima sanatoria migranti, che fu attuata nel 2012 in una congiuntura economica piuttosto simile. Il Governo Monti allora varò un “ravvedimento operoso” che a fronte di un pagamento di 1000 euro permetteva ai datori di lavoro più indisciplinati di mettersi in regola. Oggi il meccanismo sul tavolo è lo stesso e per Ronchin non è una buona cosa.
La sanatoria migranti del 2012 regolarizza 134.747 migranti extra UE, con permesso di soggiorno e regolare contratto di lavoro subordinato. Tuttavia, i dati dell’Osservatorio sui Lavori Domestici dell’INPS ci dicono che quasi 100.000 nuovi iscritti dopo un anno sparirono, insieme alle rate di pagamento dei contributi arretrati che confluiscono nei crediti inesigibili dell’INPS. Dove finirono i lavoratori domestici appena regolarizzati? Realisticamente, molti di loro saranno tornati a lavorare in nero e hanno utilizzato la sanatoria migranti unicamente al fine di portare a casa il permesso di soggiorno.
Probabilmente non è un caso che ben il 32% dei presunti datori di lavoro non erano italiani, ma extracomunitari della nazionalità dei lavoratori e che dietro all’offerta di permessi di soggiorno si fosse attivato un mercato di compravendite i cui oneri di intermediazione e di regolarizzazione vengono posti a carico degli immigrati richiedenti costretti a pagare dai 3 agli 8mila euro e finiti poi a vivere chissà come.
SANATORIA MIGRANTI: POCHI IRREGOLARI ANCHE NEI CAMPI
Parlando di sanatoria migranti, si pensa certamente al lavoro nei campi, ma anche su questo fronte bisogna ricordare che in campagna solo il 10% circa dei lavoratori sono migranti irregolari. Il permesso di soggiorno dunque non è di per sé garanzia di un contratto regolare visto che il 90% dei lavoratori lo detiene già. Nessuno sa esattamente quanti siano i migranti irregolari “clandestini” che gravitano attorno alle campagne ma anche chi conosce il territorio come l’Osservatorio Migranti Basilicata li quantifica in un 10% sul totale dei migranti.
Il grosso dei braccianti non lavora nei campi per più di 10 giorni al mese e gli irregolari sono pochi. I più si arrangiano come possono con lavori di fortuna, dalla pulizia delle strade ad attività di supporto alla spesa degli anziani. La sanatoria migranti punta anche alla tutela della salute individuale e collettiva e sulle esigenze del mercato del lavoro spiegando che imprese e famiglie non riescono a trovare italiani disponibili a fare certi lavori, con la nostra filiera alimentare che si regge sul lavoro costante e continuo delle categorie più svantaggiate e sottopagate.
Bisogna però dire che, se ci sono intere categorie di lavoratori sfruttati e sottopagati, non è certo perché manca il permesso di soggiorno, altrimenti non ci sarebbero due stranieri regolari su tre poveri e di questi 1 milione e mezzo in condizioni di povertà assoluta.
SANATORIA MIGRANTI: STIPENDI IN CALO PER I REGOLARI
L’offerta di manodopera regolare per i lavori meno qualificati, prosegue Ronchin, non manca. In questi anni, anche per effetto dei ricongiungimenti familiari, l’incremento della popolazione straniera è stato costante soprattutto per le persone in età di lavoro ma i loro salari reali sono calati del 4,3%. Con 399 mila stranieri regolari disoccupati e un milione e mezzo di inattivi, il problema sembra essere piuttosto la difficoltà di trovare salari sufficienti a vivere (discorso che vale anche per tanti italiani in difficoltà).
Le quote previste per i lavoratori stagionali hanno importato negli anni centinaia di migliaia di migranti che a fine stagione sono poi rimasti irregolarmente sul territorio italiano, senza lavoro e in diretta concorrenza con la popolazione straniera regolarmente presente. Con la disoccupazione destinata ad aumentare nel 2020, un’ulteriore offerta di manodopera non finirà per rappresentare un’eccedenza che penalizza ulteriormente i salari? In che modo un aumento dell’offerta di nuovi lavoratori regolari potrebbe combattere il lavoro nero?
Rischia invece di alimentare il lavoro sommerso precarizzando ancora di più i migranti regolari, che si trovano già costretti a convivere con lavori a breve termine proprio in quei in settori dove il lavoro sommerso è molto elevato. Se il nero è legato all’insostenibilità dei costi da parte delle famiglie o degli agricoltori a loro volta vessati dall’industria di trasformazione, la risposta non è certo la sanatoria migranti. Essa dunque da sola non può bastare a sradicare una realtà che continua ad essere di precarietà e sfruttamento.