Continua a crescere l’epidemia di coronavirus negli Usa, la nazione più colpita al mondo. In totale, stando a quanto si legge sulla mappa della John Hopkins University, le vittime sono salite a quota 85.906 da inizio emergenza, il che significa che nelle ultime 24 ore il dato si è incrementato ulteriormente di ben 1.779 decessi, numeri ancora da emergenza “piena”. Per quanto riguarda gli infetti, invece, la cifra si è portata a un milione, 417mila e 889 casi, più di un quarto dei casi totali al mondo, a causa dei 27.367 nuovi casi. Come sottolinea la Cnn, lo stato di New York continua ad essere quello più infetto, visto che da sola conta ben 343.051 casi di positività, con l’aggiunta di 27.641 morti, quasi le vittime totali in Italia. Queens, Bronx e Kings, i tre quartieri al momento più colpiti della Grande Mela. Di pari passo alla crisi sanitaria, avanza quella economica, con i sussidi di disoccupazione che sono ulteriormente aumentati nell’ultima settimana di altri 3 milioni.
CORONAVIRUS USA, TRUMP VS CINA E INTANTO E’ POLEMICA PER IL VACCINO
Da quando è scoppiata l’emergenza, sono ben 36 milioni gli americani che hanno perso il lavoro, un’emergenza senza precedenti. Intanto Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, continua a mandare accuse alla Cina, ribadendo il concetto che ormai ripete da due a mesi a questa parte, circa una gestione sbagliata dell’epidemia da parte di Pechino. Anche per questo il commander-in-chief ha messo in discussione il suo accordo commerciale con la Cina firmato cinque mesi fa, che ora sarebbe nuovamente a rischio. Prosegue di pari passo il programma americano per sviluppare il vaccino contro il coronavirus, la cosiddetta operazione Warp Speed, a cui capo vi è il il manager e finanziere Moncef Slaoui, ex numero uno della divisione vaccini della Glaxo Smith Kline (Gsk), società attualmente al lavoro la Sanofi e la Moderna proprio per la scoperta di una cura. Un “conflitto di interessi”, quest’ultimo, che sta creando non poche polemiche all’interno della comunità internazionale in quanto si teme che la Sanofi possa concedere l’eventuale vaccino prima di tutti proprio agli States.