Anche lo studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro evidenzia forti criticità riguardo le procedure e l’erogazione dell’anticipo bancario della cassa integrazione, sostegno previsto dal Decreto Liquidità. Solo 6 lavoratori su 100 lo hanno ricevuto. E i numeri non migliorano neppure per quanto riguarda la questione dei prestiti garanti al 100 per cento dallo Stato in favore delle piccole e medie imprese. È infatti emerso che a fronte di 165mila richieste pervenute fino al 13 maggio 2020 al Fondo di Garanzia, solo il 6,2 per cento sono state accolte e liquidate. Ma questi sono scenari che i Consulenti del Lavoro avevano già prospettato ad aprile e che ora trovano riscontro nel sondaggio che ha coinvolto 1.300 iscritti all’Ordine. Più della metà del campione lamenta ritardi degli istituti di credito per l’evasione della pratica, (51,9%), oltre al numero eccessivo di moduli da presentare (50,6%) e allo scarso impegno delle banche nel rendere realmente efficace questo strumento (48,9%). È la burocrazia il freno principale secondo lo studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
CIG, ANTICIPO BANCHE A 6 LAVORATORI SU 100
Il 78,2% degli intervistati ha dichiarato che le banche richiedono ancora, tra i vari documenti, anche la copia del “Modello SR41” che i datori di lavoro devono inoltrare all’Inps per il pagamento. Ma questo modello, che non è necessario secondo quanto aveva confermato Abi in una circolare del 23 aprile scorso, può essere prodotto solo dopo aver completato l’iter regionale di autorizzazione della cassa integrazione in deroga. Anche questo spiega l’allungamento dei tempi tra la presentazione della domanda e l’erogazione dell’assegno. Secondo i Consulenti del Lavoro è di circa 50 giornate lavorative, che possono arrivare a 65 al Sud. Complesse anche le procedure per i prestiti concessi dallo Stato alle piccole e medie imprese, riconosciuti nell’importo massimo di 25 mila euro. Rallentamenti nella fase istruttoria (68,9% degli interpellati) e richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quella prevista dal decreto (68,9%) sono i due fattori principali. Ma più della metà denuncia l’elevata disorganizzazione del sistema creditizio nel complesso. Una piccola parte, ma comunque importante, segnala la richiesta di apertura del conto corrente presso la stessa banca (21,2%) o la proposta da parte della stessa di prodotti finanziari diversi da quelli previsti dai decreti “Cura Italia” e successivo “Liquidità” (18,6%).
CIG E PRESTI IMPRESE, CAFIERO DE RAHO “RAPIDITÀ O ARRIVA MAFIA”
A tal proposito, Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, intervenendo a Diciottominuti sul sito dei Consulenti del Lavoro, ha commentato i risultati del sondaggio su cassa integrazione e prestiti alle imprese. «Dove non arriva lo Stato arrivano le mafie. Non intervenire significa aprire il panorama economico all’ingresso della mafie. Le mafie hanno ricchezze enormi e l’unico problema è quello di collocarle». Per Cafiero De Raho aiutare le imprese a recuperare il loro mercato è un «obbligo» perché «le conseguenze sarebbero disastrose». L’allarme è chiaro, ma il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo spiega anche che non essendoci «alcuna forma di controllo», ritiene che «le banche nell’erogare il credito siano preoccupate anche da questo». Non sono infatti previste nel Dl Liquidità. «Un controllo che non deve ritardare l’erogazione delle risorse ma ci deve essere. In tutto ciò che si fa senza controllo è chiaro che c’è il rischio dell’interessamento di imprese mafiose o contigue alle mafie. Il governo deve dire che vi saranno dei controlli, deve prevederli».