Gentile Direttore,
a proposito di Fase 2… l’altra sera in un dialogo “virtuale” un giovane amico mi diceva “sai i primi tempi pulivo la tastiera del pc ed il mouse con attenzione quasi maniacale, poi con il passare delle settimane sempre meno. Chissà cosa farò adesso che…”. Mi sono sentito investito del mio ruolo di adulto anziano e ho cercato di rispondere. Più andavo avanti, più sembravo Conte (il premier) in conferenza stampa: una pena. E’ bastato poco per sentire io stesso la lontananza di quegli inviti alla coerenza e alla “bontà” all’altro che lasciano, nella migliore dell’ipotesi, uno stucchevole disagio di colpevolezza o un altruismo da libro cuore. Poi ad un tratto quelle immagini stampate negli occhi e nel cuore di Papa Francesco da “solo” che sale verso San Pietro in quel venerdì piovoso al crepuscolo del giorno, prendono il sopravvento: con quell’incedere quasi claudicante, reso faticoso dalla salita, andava a incontrare un Amico, guardava quella Persona amata con lui sulla barca nella tempesta. Così di getto gli dico “Lo potrai fare per la tua innamorata, per il volto a cui vuoi bene”.
Fase 2, tempo della responsabilità, della personale responsabilità. Entro un lasso di tempo breve riprenderemo molto degli aspetti del vivere che avevamo sospeso, attendendoci magari di ritrovarli dove li avevamo lasciati, illudendoci che basta un soffio sottile per disperdere la polvere che li ricopre. Ma non sarà così.
Non troveremo più il bar delle affrettate colazioni mattutine o dell’aperitivo del venerdì e se lo ritroveremo sarà inevitabilmente diverso. Per il barista e per noi. E che dire di quell’imbarazzo di quasi estraneità che senti e percepisci nell’incrocio dei corridoi dell’ufficio coi vecchi colleghi appena rientrati dallo smart working? Non sarà come prima neanche per l’amico imprenditore e i suoi lavoratori, non ritroverà la stessa azienda di prima ed il mercato sarà al di là delle novelle colonne d’Ercole. Da dove allora ricominciare? Da dove ri-iniziare?
Non potrà essere nella riedizione, riveduta e corretta del “prima”: la rotta è già stata tracciata da quelle personalità che sono andate al fondo del dramma che ci circonda, come papa Francesco, nell’essenzialità della compagnia cristiana all’uomo, o dalla dedizione totale di quei medici, infermieri, sacerdoti, sconosciuti ai programmi televisivi, ma ben presenti nel cuore dei nostri paesi e città.
C’è un punto ultimo in ciascuno di noi che non può non desiderare il bene per sé e per gli affetti che lo circondano.
Non nasce forse da questo desiderio di bene il diuturno impegno di “modellare” e investire tutta quanta la realtà della nostre giornate? Che sia la tastiera del computer o il riprendere l’impresa, che sia la quotidianità del vivere o l’eccezionalità dell’avventura, parte sempre da quella responsabilità unica, totalmente personale del rispondere a ciò che si ama.