Roberto Burioni torna a parlare del Coronavirus attraverso uno dei suoi ormai famosi video: sulla pagina di Medical Facts il virologo ha affrontato il tema relativo alla tesi secondo la quale il Coronavirus sarebbe diventato “più buono”: per sviluppare il suo discorso Burioni ha introdotto il suo intervento dicendo che ci sono due diverse correnti di pensiero, che apparentemente porrebbero la scienza in contraddizione. I clinici, quelli che lavorano in prima linea negli ospedali, stanno registrando sempre meno casi gravi di Coronavirus e notano come le terapie intensive si stiano svuotando; i virologi invece dicono che non ci sono evidenze del fatto che il virus sia diventato più buono. Dove sta la verità? Nel fatto che le due posizioni in realtà non sono in contrasto. Burioni ha infatti detto che quando qualcosa cambia a livello medico e infettivo, i primi che se ne rendono conto sono i clinici, gli operatori del pronto soccorso.
BURIONI: IL CORONAVIRUS E’ DIVENTATO PIU’ BUONO?
“Nel 1980 i medici si accorsero che c’era qualcosa non andava nella comunità omosessuale di Los Angeles” ha poi spiegato il virologo, che facendo l’esempio dell’HIV ha detto che soltanto tre anni dopo questo virus è stato isolato, consentendo un’analisi di laboratorio che identificasse la malattia. Questa non è una cosa che debba stupire: secondo Burioni è del tutto normale che ci siano delle differenze nei tempi con cui la scienza si accorge di qualcosa di diverso. Le spiegazioni addotte dal virologo, relativamente al Coronavirus, sono diverse: non è ancora dato di sapere quale sia quella giusta, ma potrebbero anche essere tutte. Primo, il virus potrebbe effettivamente essere diventato più buono: per scoprirlo realmente però “dovremo confermarlo nel tempo, analizzandolo con esperimenti molto complicati”. Un altro possibile motivo è dato dai nostri sacrifici: grazie a due mesi di enormi sacrifici che abbiamo fatto, i casi effettivamente possono essere diminuiti.
Altra spiegazione è quella del caldo, che già da tempo si diceva avrebbe diminuito la carica virale del Coronavirus; in questo periodo, ha detto Burioni, stiamo molto di più fuori di casa (anche per l’allentamento delle misure restrittive) e questo aspetto può aver contribuito. La conclusione dell’intervento del virologo dunque è affidata a queste parole: “Ci sono elementi che portano essere ottimisti, ma allo stesso tempo non possiamo abbassare la guardia”. Ovvero, nelle condizioni sbagliate il Coronavirus potrebbe dare vita a nuovi focolai e farci cadere nella pandemia: tema che del resto era già stato affrontato, e infatti questo prossimo mese di riaperture sarà decisivo per capire davvero se possiamo considerare superata l’emergenza o si tornerà a parlare di numeri alti di contagi, ricoveri in terapia intensiva e decessi.