I parenti degli ospiti morti presso l’Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano, nota struttura per anziani del capoluogo lombardo, hanno chiesto i danni per i loro cari deceduti nella Rsa suddetta in periodo di coronavirus. A darne notizia è l’edizione online dell’agenzia Ansa, che sottolinea come siano almeno una ventina le lettere di richiesta di risarcimento del danno in sede civile, fra quelle già partite e quelle che stanno per essere spedite. L’Istituto di Don Gnocchi è una delle tante Residente per Anziani sotto indagine, fra cui il Pio Albergo Trivulzio, da parte della procura, a seguito dei contagi numerosi e delle altrettante numerosi morti nelle varie case di cura lombarde. Le lettere, sottolinea ancora l’Ansa, sono firmate dai legali dello studio dell’avvocato Romolo Reboa, e nelle stesse si sottolinea il “nesso causale tra la responsabilità della Fondazione” e la morte del paziente. In una delle tante missive dei parenti si legge che l’apertura nella seconda settimana di marzo “all’interno dell’Istituto Palazzolo di un reparto dedicato all’assistenza a bassa intensità dei pazienti Covid positivi” è “ulteriore dimostrazione dell’assenza strutturale di una corretta valutazione del Clinical Risk Management”.
MORTI RSA DON GNOCCHI DI MILANO, LA FONDAZIONE: “ADEGUATE PROCEDURE”
“Tale reparto – si legge ancora – per evidenti motivi di economicità, è stato realizzato all’interno della palazzina Generosa in luogo della palazzina esterna, così come era previsto dalla Delibera della Giunta Regionale della Lombardia, la XI / 2906 dell’8 Marzo 2020”. La Fondaazione Don Gnocchi di Milano ha sempre ribadito la sua estraneità ai fatti, specificando che ogni misura di precauzione è stata presa per curare i vari anziani presenti nella struttura: “Come già ribadito – la replica – sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il suo evolversi la Fondazione Don Gnocchi ha messo in atto le procedure e adottato le misure cautelative definite da Iss e Oms, registrando e attuando le successive implementazioni disposte dalle Autorità”.