Il 5 gennaio 2010 è una data importante, per i seguaci della vicenda di Peppino Impastato. È in questo giorno, infatti, che è nata Radio 100 passi, una web-radio venuta fuori dal solco già lasciato da Radio Aut, di cui Peppino fu il fondatore nel lontano 1977. Dopo la sua morte, nel 1978, le trasmissioni continuarono per qualche mese; poi il percorso si interruppe bruscamente. Oltre 30 anni dopo i tragici fatti di Cinisi, Danilo Sulcis, amico di Peppino, si è messo d’impegno per realizzare un’opera simile. Radio 100 passi ha iniziato le sue trasmissioni dalla Casa memoria di Impastato a Cinisi, salvo poi trasferirsi a Palermo, dove solo nel primo anno ha subito ben 9 anni intimidatori. Insomma, la mafia non si arrende, ma nemmeno si arrende chi la contrasta; e così, con questo, sono già dieci anni che Radio 100 passi si fa sentire e soprattutto ascoltare. (agg. di Rossella Pastore)
Da I cento passi a Felicia Impastato
Alla storia di Peppino Impastato è ispirato il film I Cento passi di Marco Tullio Giordana. Il figlio di Felicia Impastato aveva in quel caso il volto convinto di Luigi Lo Cascio, bravissimo a ricreare la voglia e l’integerrimo carattere del giornalista: “Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fott**mene! Voglio scrivere che la mafia è una montagna di me**a! Voglio urlare che mio padre è un lecca**lo! Noi ci dobbiamo ribellare prima che sia troppo tardi“. Sono parole forti quelle estratte dal film che ci fanno capire la situazione vissuta da un uomo che ha fatto la storia del nostro paese nonostante si sia spento ad appena 30 anni. Certo è che il film in onda stasera “Felicia Impastato” parla di quanto accaduto dopo la sua morte e per questo non ci sarà nessuno a interpretarlo. (agg. di Matteo Fantozzi)
“Contro la mafia educare alla bellezza”
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Queste le parole di Peppino Impastato, giornalista impegnato nella lotta contro la mafia, ucciso proprio da Cosa Nostra il 9 maggio 1978. Impastato, che con le parole lavorava, affidò ai posteri una serie di riflessioni che ancora oggi vengono tramandate tra chi fa questo mestiere (e non solo). Una di queste è quella che citavamo in premessa, che continua esortando a ricercare la bellezza: “All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. (agg. di Rossella Pastore)
Chi è Peppino Impastato
Peppino Impastato è diventato uno dei simboli della lotta alla mafia. Fin da bambino, il figlio di Felicia e Luigi Impastato scopre che cosa è la mafia per via di parenti e conoscenze del padre. In particolare per via dello zio Cesare Manzella, il marito della sorella del padre. Un capomafia locale che verrà ucciso nel ’63 e che darà il via all’epoca di Gaetano Badalamenti. Luigi e quest’ultimo diventeranno sempre più amici e Peppino non vedrà la cosa di buon occhio. Per questo deciderà di non stare zitto e iniziare invece a remare controcorrente, scegliendo di interessarsi di politica e sfruttando il suo ruolo di giornalista per parlare di mafia. La madre Felicia sa bene che il figlio si sta mettendo nei guai e cercherà più volte di convincerlo a non pubblicare articoli scottati contro Cosa Nostra. Peppino però andrà per la sua strada e per questo, dopo essersi candidato nella Democrazia Proletaria, verrà fatto uccidere da Badalamenti. Anche se i suoi assassini cercheranno di distruggerne l’immagine, mettendo in scena un possibile attentato e dipingendolo come terrorista. Sarà Felicia e il fratello di Peppino, Giovanni, a continuare in qualche modo la sua lotta alla mafia. Madre e figlio infatti decideranno di affidare tutto alla giustizia, affinchè venisse riconosciuto il vero motivo della morte di Peppino. Cosa che è avvenuta solo nel ’96, grazie alle testimonianze del pentito Salvatore Palazzolo, che permetterà la condanna di Badalamenti e del suo vice Vito Palazzolo.
Peppino Impastato, figlio Felicia Impastato: l’amore per la ricerca gli costò caro
L’amore per la ricerca della verità è costata cara a Peppino Impastato, morto prima dei 30 anni per mano di Gaetano Badalamenti. “Pensare che mio zio fosse più giovane di me quando è stato ucciso mi spinge ancora di più a sentire la responsabilità di portare avanti il suo messaggio“, ha detto tempo fa la nipote Luisa Impastato all’Agi, “era un ragazzo che a 30 anni ha dedicato la sua vita ai suoi ideali e questo ti fa sentire piccola“. Luisa non ha mai conosciuto lo zio, se non tramite i racconti di nonna Felicia Impastato, la madre di Peppino. “La voce narrante attraverso cui ho conosciuto Peppino, e ho iniziato così a sentirlo veramente familiare”, ha sottolineato, “Crescendo porto avanti la sua memoria non solo per un senso di dovere, ma proprio perché è una passione. Mia nonna non ha dovuto combattere solo contro la mafia, ma anche contro quelli che volevano far credere che Peppino si fosse ucciso o che fosse un terrorista”. Luisa infatti è nata solo nove anni dopo la morte dello zio e ha vissuto appieno gli anni più duri della lotta per ottenere giustizia. “Ricordo bene che mia nonna Felicia all’inizio non voleva costituirsi parte civile perchè temeva per la vita di mio padre”, ha aggiunto, “però, insieme a lei, ha deciso di combattere per rendere giustizia a Peppino. Una scelta coraggiosa quella di mia nonna, anche perchè era sposata con un mafioso. Mia nonna ha denunciato da subito Gaetano Badalamenti che abitava a cento passi da casa“. Oggi, venerdì 22 maggio 2020, Rai 1 trasmetterà in prima serata il film Felicia Impastato, in cui verrà raccontata la vita di Peppino attraverso la dura lotta della madre e del fratello Giovanni. Un’eredità che continua ancora oggi grazie all’impegno degli Impastato a non dimenticare mai quanto accaduto.