Una fuga a due – quella di Germania e Francia – nel rilanciare l’atteso Recovery Fund ormai sceso a 500 miliardi di euro. Il primo tra gli inseguitori è la Commissione europea che vedrà comunque la propria posizione sempre vincente poiché in veste di decisore finale. Nonostante il suo attuale ritardo, la stessa presidente Ursula von der Leyen ha commentato positivamente l’inaspettato scatto dei due Paesi: «Mi compiaccio della proposta costruttiva fatta da Francia e Germania. Riconosce la portata e la dimensione della sfida economica che l’Europa deve affrontare e mette giustamente l’accento sulla necessità di lavorare ad una soluzione che sia centrata sul bilancio Ue. Ciò va nella direzione della proposta sulla quale la Commissione sta lavorando e sulla quale terrà conto delle opinioni di tutti gli Stati e del Parlamento europeo». L’azione franco-tedesca lascerà sicuramente una propria impronta nella decisione della Commissione che, con buone probabilità, potrebbe già concretizzarsi nel corso della prossima riunione in programma il 27 maggio.
In Europa, i vari Stati membri (eccezione per i nordici), hanno commentato positivamente la proposta del tandem Merkel-Macron: una sorta di atto dovuto perché non avrebbero potuto fare altrimenti. Con numeri alla mano, e facendo le debite proporzioni, questa nuova iniziativa di Germania e Francia pone i due Paesi in uno status economico e (soprattutto) politico di ulteriore forza rispetto alle altre nazioni vicine.
Nel corso delle ultime settimane, si è potuto constatare per entrambi i proponenti del nuovo «debito comune» come l’andamento delle proprie economie non sia più quello di un tempo: sulla base dei dati diffusi sul Pil del primo trimestre del 2020, i tedeschi (-2,2%) e i francesi (-5,8%) si trovano in piena recessione tecnica. Avendo inoltre accusato il colpo del lockdown solo a metà marzo, è verosimilmente prevedibile attendersi un ulteriore e significativa discesa per il secondo trimestre dell’anno. Forse, ecco spiegata, questa inaspettata fuga in avanti. Con la loro proposta, la Commissione non potrà far altro che abbozzare alle loro future richieste: oggi in veste di proponenti per un interesse comune (quello dell’Europa), mentre, domani, in qualità di richiedenti a tutela di un loro tornaconto.
Sempre analizzando i numeri degli ormai “solitari”, e ponendo particolare attenzione al recente documento sulle “Previsioni economiche di primavera 2020” della Commissione Ue, si può notare come l’andamento del loro rapporto “debito pubblico/Pil” mostri – tra il 2019 e il 2020 – un incremento percentuale maggiore rispetto agli altri paesi.
La Germania passa dal 59,8% al 75,6% (+26,42%) e la Francia dal 98,1% al 116,5% (+18,76%), mentre l’Italia sale dal 134,8% al 158,9% (+17,88%), il Portogallo aumenta il precedente 117,7% portandolo al nuovo 131,6% (+11,81%) e La Grecia giunge praticamente a ridosso del 200% con una variazione dell’11,21% (176,6% vs 196,4%). Caso interlocutorio quello della Spagna che vede anch’essa il proprio rapporto lasciare la doppia cifra: dal 95,5% andare a quota 115,6% (+21,05%). Analizzando le prospettive di recupero per il 2021, sempre Germania e Francia riportano dei valori non da “primi della classe”: paradossalmente, il Paese che vedrà un netto miglioramento sarà la Grecia che ritornerà a 182,6% (-7,03%), seguita dal Portogallo (-5,47%), dai tedeschi (-5,03%) e dai francesi (-3,95%). L’Italia, in questa nostra classifica, occuperà il penultimo posto (-3,34%) prima della Spagna (-1,64%).
Siamo consapevoli che questo ragionamento sia puramente soggettivo anche se supportato da dati che devono in qualche modo far riflettere. Proprio sulla base di questi ultimi, appare evidente come questo nostro approfondimento stia facendo riferimento a un vecchio e sgradevole ricordo di altri e mai dimenticati tempi di crisi: i Pigw, ovvero l’acronimo per identificare quei Paesi europei (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) che avevano caratterizzato la crisi del 2008. Tra questi, sulla base delle rilevazioni qui esposte, la nazione che potrebbe subire un potenziale e sensibile arretramento sembra essere la Spagna (a seguire l’Italia).
La sortita del duo Merkel-Macron ci riporta indietro nel tempo. Sebbene la “conferenza a distanza”, in alcuni tratti, è apparsa molto evidente la loro sintonia, il loro intento comune, fino a far trasparire quel inconsueto atteggiamento di coloro che sanno all’insaputa degli altri. A noi italiani, questa sorta di affinità è costata molto cara. Era il 2011 ed erano i tempi di Merkel e Sarkozy: alla domanda di un giornalista, entrambi i leader, non avevano immediatamente replicato. Avevano atteso, incrociato il loro sguardo, e poi sorriso. La storia, inesorabilmente, si ripete.