Gilberto Corbellini, professore ordinario di Storia della Medicina presso l’università “La Sapienza” di Roma, ha concesso una lunga intervista all'”Huffington Post” per discutere, ovviamente, del Coronavirus, del suo sviluppo in Italia e delle paure che circolano ancora attorno ad esso. Il docente ha rivelato che la comunicazione relativa al Covid-19 è stata completamente sbagliata: “Parliamoci chiaro, nel mondo siamo arrivati – se non sbaglio – a 320mila decessi. Nello stesso lasso di tempo, l’influenza Spagnola del 1918 aveva ammazzato già diversi milioni di persone. Quindi è chiaro che la percezione di questa infezione nella società sia legata al numero trasmesso in televisione di morti che scatena l’emotività”. Secondo Corbellini, questo è stato il virus più mediatizzato della storia della medicina: “Quando guardo i numeri, mettiamo anche che siano 100 milioni di contagiati, mi viene da pensare: per l’Asiatica, nel 1958, abbiamo avuto tra uno e tre milione di morti, con oltre 500 milioni di casi…”.
GILBERTO CORBELLINI: “FINE DELLA PANDEMIA? QUANDO…”
Il professor Gilberto Corbellini ha detto di non sapere quando e come finirà la pandemia. “Di base si conclude con l’adattamento reciproco tra virus e specie ospite – ha dichiarato all'”Huffington Post”-. Al momento, non ci sono prove che abbia perso virulenza. Possiamo sperare che attraverso la ricerca farmacologica e del vaccino venga fuori qualcosa che ci faccia vincere definitivamente. Ma se mi chiede cosa accadrà non lo so: potrebbe spegnersi come tornare con scenari peggiori”. Ciò che ora relativamente conta (e che, tra l’altro, è anche l’unica cosa che sia realmente possibile fare), è non abbassare la guardia: “Sul piano individuale tendiamo spesso a essere ottimisti, pensando che in qualche modo ce la faremo sempre, per questo prendiamo anche più rischi di quelli che dovremmo. Tendiamo a uscire delle regole: questo è un fattore che influenzerà nei prossimi mesi le dinamiche epidemiologiche anche rispetto alla circolazione del virus”. Prudenza e cautela, dunque, devono essere le parole d’ordine.