“Alcuni erano arrabbiati dal modo in cui la terra fu abusata dagli uomini che hanno imparato a contaminare la sua bellezza per il potere e hanno lottato per proteggerla solo per essere confusi per la grandezza della sua furia nell’ultima ora e quando la sabbia era sparita e il tempo era arrivato all’alba nuda ne sopravvissero solo pochi e nel tentativo di capire una cosa così semplice e così grande credevo che dovevano vivere dopo il diluvio Lascia che la musica mantenga alto il nostro umore lascia che gli edifici mantengano asciutti i nostri bambini lascia che la creazione sveli i suoi segreti, a poco a poco quando la luce persa dentro di noi raggiunge il cielo”. Era il 1974 quando un giovane cantautore californiano di nome Jackson Browne compose e incise un brano intitolato Before the Deluge, prima del diluvio. Gli Stati Uniti stavano vedendo sorgere i primi semi del movimento ambientalista e Browne raccontava il sogno hippie, ormai scaduto, di fuggire dalla società per creare uno stile di vita alternativo (disse di averla scritta come risposta a Wooden Ships degli amici CSN che narrava di quando, dopo una guerra nucleare, alcuni fuggivano su imbarcazioni alla ricerca di una terra incontaminata dove rifondare la civiltà, lasciando a morire i superstiti contaminati, qualcosa che ricorda molto i nostri tempi di pandemia virale).
Jackson Browne invece rifuggiva l’ideologia dell’escapismo, per lui gli uomini dovevano impegnarsi a fondo nel mondo reale per combattere l’inquinamento, le scorie nucleari, tutto ciò che stava distruggendo il mondo: “Lascia che la musica mantenga alto il nostro umore lascia che gli edifici mantengano asciutti i nostri bambini lascia che la creazione sveli i suoi segreti, a poco a poco quando la luce persa dentro di noi raggiunge il cielo”.
Da quel giorno Jackson Browne non ha mai cambiato atteggiamento, rimanendo fedele ai suoi impegni. Lo fa ancora adesso con un ep, due brani come i vecchi 45 giri, in uscita il 29 maggio, anticipazione del disco nuovo che uscirà a ottobre.
Jackson Browne infatti ha dovuto rimandarlo perché colpito lui stesso dal Covid19, malattia dalla quale è fortunatamente uscito. Ma quante coincidenze con quel mondo di cui cantava negli anni 70 e questa pandemia che sta facendo centinaia di migliaia di morti, frutto di un mondo brutalizzato e violentato dalle grandi industrie e dal grande capitale, sia americano o che sia cinese. Ormai non c’è più differenza. Jackson Browne come tutti è rimasto colpito dall’attivismo di Greta Thunberg e ha riconosciuto in lei una sua erede. Il primo brano, A Little Soon To Say”,è stata scritta prima che scoppiasse questa pandemia di coronavirus ma Browne ha ritenuto appropriato farla uscire proprio ora. “Lanciamolo adesso che le cose sono così incerte” ha pensato.
Da sempre noto anche per il suo impegno nell’attivismo sociale ed ambientale, per questo brano si è ispirato sia all’ambiente e che alla generazione odierna: gli studenti di Parkland, Greta Thunberg, tutti questi giovani che si sono fatti sentire in maniera molto esplicita gridando “Non state facendo nessun tentativo reale per cambiare le cose, come fate a lasciare tutto questo casino alle generazioni future?”. Il pezzo, una slow ballad nel suo stile anche se manca il suo strumento caratteristico, il pianoforte, dominata però da eccellenti tocchi di chitarra, è piena di mestizia e di quelle splendide melodie californiane di cui è stato maestro. Ma non si pone molte speranze, “forse è troppo presto per parlare” dice: “I want to see you holding out your light I want to see you light the way But whether everything will be alright It’s just a little soon to say”.
L’altro brano, Downhill from Everywhere, è invece un rock dai ritmi funk, molto dylaniano, nell’elencare verso dopo verso la distruzione, la discesa verso cui ci stiamo gettando. Il brano è stato ispirato da “Eco-Catastrophe!” del dottor Paul Ehrlich, un libro del 1969 che aveva ispirato anche il classico di Browne del 1974 “Before the Deluge”. «Ti lascia a bocca aperta per quanto sia profetico»ha detto Jackson Browne. «Descrive il modo in cui tutti malfunzionamenti della nostra società si combinano e ad un certo punto tutto inizia ad andare a rotoli. Il mondo è in un delicato equilibrio e tutto il denaro che dovrebbe servire per eliminare la povertà e combattere malattie va invece a finanziare l’esercito e ad uccidere, è un grande business.»
Il libro parla anche di una futura pandemia. «Questa è la parte spaventosa e sta accadendo proprio ora» dice. «Non siamo attrezzati per far fronte a una pandemia perché non abbiamo investito soldi. Non ci abbiamo messo il nostro interesse. Non onoriamo i nostri medici e i nostri scienziati. Onoriamo le persone che – come dico in “Before the Deluge” – hanno imparato a trasformare la bellezza del mondo in potere.»
Browne riconosce poi come la Terra stia guarendo durante questa pandemia. «Le persone iniziano ad intravedere come sia la vita senza smog» E ancora: «La natura finalmente si sta prendendo una pausa da noi ed è evidente; lo potete vedere. La gente all’improvviso dice “Oh, ecco come si sta quando il cielo è limpido e gli uccellini cantano”. Alcune persone dalla Spagna mi hanno detto di aver visto i delfini nuotare, cosa che non succede mai. La Natura sta riprendendosi i propri spazi.»
La canzone, forte e ritmata, è un botta e risposta che cita le disgrazie della società americana, dalla strage al liceo di Columbine alla associazione americana di vendita armi, dal partito repubblicano, all’oceano che sta soffocando per la plastica.
C’era bisogno che finalmente qualcuno cominciasse a mettere in musica il dramma che ci sta uccidendo tutti.