Giuseppe Ayala si dice sconvolto per quanto emerso dalle ultime intercettazioni nell’inchiesta all’ex consigliere del Csm Luca Palamara, con la ormai celebre ‘chat contro Salvini’ di molti importanti magistrati italiani. Per Ayala una vera e propria vergogna: “Io sono veramente sconvolto, questo non è altro che scopiazzare la peggiore politica…”, sono le amare parole di Giuseppe Ayala, pubblico ministero al maxiprocesso alla mafia di Palermo e grande amico di Giovanni Falcone, commentando la vicenda con l’Adnkronos.
Sconvolto ma a dire il vero non sorpreso: “Per me non c’è stato nulla di nuovo nel leggere quelle intercettazioni anche se non sono mai stato addentro queste logiche” ha infatti aggiunto Ayala, che però indica quello che potrebbe essere il vero pericolo di questa vicenda, cioè una perdita di fiducia nella magistratura da parte della gente.
Per Ayala, che oggi ha partecipato alle cerimonie per ricordare il giudice Giovanni Falcone, “è un pericolo molto concreto, ecco perché è una priorità di cui si dovranno fare carico le istituzioni“. Ayala descrive la situazione con cui si era già trovato in prima persona a dovere fare i conti: “Devono intervenire, non so come, trovino il modo. Quando io scoprii che il precedente Csm, con Palamara consigliere, faceva le nomine a ‘pacchetto’, come le hanno chiamate, per cui c’era una Procura che rimaneva vuota per mesi finché non si combinavano i giochi, questo è davvero scopiazzare la peggiore politica”.
GIUSEPPE AYALA SU CAOS PROCURE E LOTTA ALLA MAFIA
Giuseppe Ayala non vuole generalizzare ma “su questo sono impietoso, lì una responsabilità politica a carico del governo e del Parlamento c’è tutta”. Il nodo è il metodo delle elezioni del Csm, sul quale il magistrato boccia anche l’ipotesi sorteggio. Ayala comprende anche l’amarezza espressa da diversi familiari delle vittime della strage di Capaci, come Tina Montinaro oppure Luciano Traina, tutti molto delusi per promesse inutili che durano ormai da 28 anni da parte di “uno Stato che resta sempre in debito verso chi ha dato la propria vita per il Paese”, ha detto Traina.
Ayala però su questo vuole essere più fiducioso, anche grazie al ruolo di vicepresidente della Fondazione Falcone e al rapporto con tanti giovani. La memoria resta decisiva: “Sul piano strettamente personale non riesco a non venire e a non fermarmi sulla tomba di Giovanni. Secondo me queste cerimonie servono“. Esse dunque non sono solo passerelle ma “rappresentano le istituzioni, è la struttura del paese. Non possiamo dire che le istituzioni non devono venire e che deve partecipare solo la gente comune”.
Il magistrato ritiene che l’operato del governo Conte nella lotta alla mafia sia in continuità con gli esecutivi precedenti, infine Ayala ricorda: “C’è una parte consistente della magistratura e delle forze di polizia che sono in prima linea, che questo impegno lo assolvono con grande dignità. Abbiamo una legislazione ottima proprio grazie a giudici come Giovanni e Paolo (Borsellino, ndR)”.