L’imitazione di Michela Murgia, nota scrittrice italiana, vede Virginia Raffaele parlare della Divina Commedia e mettere in scena una finta critica all’immortale opera di Dante Alighieri. “La trama è presto detta. Tre scenari: Inferno, Purgatorio e Paradiso“, dice, “All’Inferno si sta male, in Purgatorio così così, in Paradiso da Dio. I neri hanno il ritmo nel sangue. Luoghi comuni ne abbiamo?“. La critica della finta Murgia è spietata: l’autore ha scritto tutto in endecasillabi, “Una noia“, e ha approfittato del suo scritto per inviare messaggi politici. “Quelli del PD hanno almeno la decenza di non fare propaganda letteraria”, aggiunge, “se quelli del PD scrivessero un libro, ogni capitolo vorrebbe la sua copertina”. Secondo la finta Murgia, è da biasimare poi il tentativo di plagio di Dante, che ad un certo punto cita la canzone Serenata Rap di Jovanotti. Il verso è “Amor che nullo ha amato, amar perdona”, sottolinea, “fossi a Lorenzo Cherubini chiederei la SIAE“.
Michela Murgia, l’imitazione di Virginia Raffaele: sempre più spietata
Sempre più spietata l’imitazione di Michela Murgia che porta la firma di Virginia Raffaele. Lo sketch verrà inserito nel meglio di Facciamo che io ero… un’altra volta, in onda nella prima serata di Rai 2 di oggi, lunedì 25 maggio 2020. La scrittrice viene imitata in ogni dettaglio, dalla parlata sarda fino alle parole dure usate per recensire la Divina Commedia. La Raffaele strappa ogni pagina del tomo antico, ma con sua delusione scopre che la carta non va bene nemmeno per fare gli aeroplanini. “Ritengo che anche mia nipote Annuccia di cinque anni, che ho tutti i motivi di ritenere ipodotata, avrebbe trovato una citazione migliore”, dice, “Annuccia con te è andata male, mi spiace. Proveremo con tua sorella”. Poi la comica si rivolge direttamente all’autore Dante Alighieri: “Un filo di tracotanza in meno. Che questa Commedia sia Divina dovrebbero dirlo i lettori. Altrimenti il mio prossimo libro lo chiamo Libro Pazzesco e siamo bravi tutti“. E per concludere un po’ di auto-lode: il libro di Alighieri non ha vinto il Premio Campiello e Alassio, che invece sono stati consegnati alla Murgia.