Se prima erano i runner a provocare “lo scandalo” nazionale ora sono nientemeno che i giovani (e non solo) che dopo quasi 3 mesi di lockdown si “permettono” di andare a fare aperitivi e cenette d’asporto fuori dai locali delle città più movimentate d’Italia: il tema della “movida” sta diventando sempre di più “il” problema dell’Italia, quando purtroppo economia, lavoro ed emergenza sanitaria non risolta dovrebbero essere sulle prime pagine di tutti i giornali e nelle preoccupazioni di tutti i cittadini. E invece con l’ultima polemica sollevata dallo stesso Governo con l’istituzione degli “assistenti civici” per controllare al meglio i giovani della movida cittadina, il problema ha assunto una dimensione mediaticamente enorme: «Se sarà necessario, si chiuderanno i locali prima» ha tuonato oggi il prefetto di Cremona Vito Danilo Gagliardi, seguendo la linea dei colleghi e dei sindaci di Brescia, Bergamo, Milano (per rimanere in Lombardia, se no anche in Campania, Puglia, Liguria, Veneto ecc.) nel tentativo di creare un coprifuoco ed evitare così gli assembramenti serali che tanto spaventano per potenziali nuovi contagi.
Il problema è che il prefetto di Cremona, evidentemente irato per la situazione, ha tracciato un paragone e una citazione tutt’altro che “pacati”: «Si potrebbe arrivare alla denuncia per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, l’articolo 650 del codice penale, perché se alla movida, si aggiunge anche lo sfottò, la provocazione, il menefreghismo dei ragazzi, allora, i ragazzi vanno denunziati tutti. Sto cercando tutti gli appigli normativi per incidere, per lasciare il segno, per marchiare. A questo punto, bisogna colpire non più uno, ma tanti, per cercare di educarli tutti».
IL PREFETTO DI CREMONA CITA MAO CONTRO LA MOVIDA
Ed è quel richiamo neanche tanto velato al famoso slogan del dittatore cinese Mao Tse-Tung «Colpirne uno per educarne cento» che ha fatto sobbalzare in piedi tanto i cittadini di Cremona quanto alcune cronache nazionali. La “linea dura” era ovviamente il senso voluto del prefetto Gagliardi, ma usare quelle parole – tra l’altro riprese in tempi più recenti rispetto alla Rivoluzione Cinese anche dalle Brigate Rosse per i loro attentati – per esprimere l’intento “educativo-punitivo” contro dei giovani che si ritrovano a socializzare è apparso un “filino” esagerato. Sarà lo stesso prefetto a parlarne domani con i tre sindaci di riferimento – Gianluca Galimberti di Cremona, Stefania Bonaldi di Crema e Filippo Bongiovanni di Casalmaggiore – nel vertice del Comitato Ordine e Sicurezza pubblica e forse sarà anche il luogo dove spiegare meglio quelle parole fate pervenire alle agenzie in cui, improvvidamente, viene “citato” il terribile Mao.
«Dobbiamo dare delle indicazioni precise e tutte condivise per frenare questa situazione, perché così non si arriva a settembre», ha spiegato ancora Gagliardi a la Provincia di Cremona ribadendo la sua ferma posizione di contrastare l’insorgere di nuovi contagi. Il 9 maggio scorso scrisse addirittura una lettera a tutti i cittadini di Cremona – sempre pubblicata da La Provincia – in cui il prefetto usava parole molto più accorate e pacate per rilanciare la sfida della fase 2: «Ora è il momento della consapevolezza di quanto è importante e prezioso sentirsi ed essere davvero cittadini, parte integrata di una comunità in cui l’insieme dei singoli si fonde e forma la forza del gruppo. Questa è la vera fase due che ritengo giusto accompagnare con un augurio che rivolgo a tutti e su cui invito a riflettere. Vivere e comportarsi da veri cittadini non può che realizzarsi comprendendo l’importanza del valore fondamentale del rispetto reciproco, della tutela dell’interesse collettivo, in cui è racchiuso e senza il quale non può esistere l’interesse individuale». Da qui a Mao, però, di tempo e di contenuti ci sembra che ne passino…