Un provvedimento epocale: per la prima volta, Twitter ha segnalato come fuorviante un messaggio di Donald Trump. Il presidente Usa ha oltre 80 milioni di follower sul popolare social network, e da sempre i suoi tweet sono ripresi in tutto il mondo dalle varie agenzie di stampa, sviscerati e commentati; non era mai successo però che Twitter utilizzasse la sua nuova funzione per “segnalare” il repubblicano a capo della nazione, che a novembre andrà a elezioni. Il tema della discordia riguarda proprio questo: Trump ha condannato il sistema del voto per posta sostenendo che si tratterebbe di una frode, perché le schede verrebbero rubate o falsificate e, in più, il governatore della California sta inviando milioni di schede anche a chi non dovrebbe riceverla, condizionando così gli elettori su come votare (naturalmente il personaggio in questione è un democratico).
Sotto il doppio tweet di Trump è comparsa una frase in blu che dice “accedi ai fatti sul voto postale”, ed è appunto quella che segnala il contenuto come inesatto o falso. Cliccando al link, si accede ad un articolo della CNN che dice la sua riguardo il voto postale, evidentemente sconfessando quanto detto da Trump. In seguito è arrivata anche la chiarificazione da parte di un portavoce di Twitter, che al New York Times ha detto come i tweet del presidente contengano “informazioni potenzialmente fuorvianti sulle modalità di voto e sono state etichettate per fornire ulteriore contesto”. Va segnalato, come ha fatto Il Post, che da anni si era alzato un coro di protesta perché il social network introducesse la funzione; in passato Twitter si era rifiutato di farlo sostenendo come i messaggi di Trump fossero comunque di interesse pubblico.
TRUMP SEGNALATO SU TWITTER: CHI HA DECISO?
Inoltre, segnalare i tweet di un presidente avrebbe rischiato di polarizzare il dibattito pubblico negli Usa; a tale proposito, due anni fa Twitter aveva aggiornato le regole sui contenuti violenti o minacciosi ma anche creato una particolare esenzione per tutti gli account governativi. Le cose sono cambiate a marzo, con l’introduzione appunto di un’etichetta per segnalare contenuti fuorvianti; poco fa aveva dichiarato di volerla utilizzare molto più spesso di quanto avesse fatto dalla sua creazione. Ora, a completamento di queste informazioni bisogna anche aggiungere che la diffusione di informazioni false su Twitter potrebbe comunque non cessare: per ora la funzione serve per aiutare a districarsi in eventuali commenti falsi o inesatti ma non prevede la cancellazione del tweet o la sospensione dell’account; il tema è interessante e si presta a particolari analisi e domande.
Innanzitutto: chi decide se un contenuto su Twitter è fuorviante? Il singolo utente può segnalare un tweet (così come su Facebook, per esempio) perché violento, offensivo o contrario alle norme (per esempio contenuti pornografici) ma questo automaticamente non genera la frase comparsa a corredo del post di Trump. Verrebbe allora da chiedersi se chi gestisce il social network dal punto di vista “legale” abbia segnalato il tweet del presidente Usa perché quest’ultimo è un personaggio “noto” e rilevante. Per esempio: se le stesse cose le avesse scritte un privato cittadino, la frase sarebbe comunque comparsa? Questo, naturalmente, a prescindere da un eventuale dibattito politico che sarebbe un discorso a parte, anche perché certe affermazioni false sarebbero facilmente verificabili. E, anche, al netto di quanto il Washington Post ha riferito circa le oltre 18 mila falsità e inesattezze che Trump avrebbe detto nel corso del suo mandato: vero o meno che sia, si tratterebbe di una battaglia personale contro un personaggio specifico, laddove non succederebbe con altri. Se davvero fosse così, ovviamente il punto cambierebbe collocazione.