Reduce dallo straordinario “Il banchiere anarchico”, Giulio Base si è rimesso in gioco con un altro film a dir poco coraggioso: parliamo di “Bar Giuseppe”, da domani disponibile su Raiplay. Dopo essersi confrontato con Pessoa, il regista di Torino ha deciso di raccontare in chiave moderna la Natività, portando sul grande schermo tematiche attuali come la migrazione, l’accoglienza e l’accettazione. Il film è prodotto da One More Pictures e Rai Cinema, protagonisti uno straordinario Ivano Marescotti e la giovane Virginia Diop.
Intervistato da Il Tempo, Giulio Base ha spiegato: «Cosa mi ha spinto ha raccontare questa storia? È stato l’incontro con il libro “Giuseppe” di Gianfranco Ravasi. Guardando la copertina, dove c’è un anziano Giuseppe con il bambinello in braccio, mi sono accorto di non aver mai approfondito la sua conoscenza. Ma non mi interessava la figura del santo, quanto quella dell’uomo lavoratore, silenzioso, sempre in ascolto, accogliente, non superbo. Insomma, quel tipo di uomo che vorrei essere io».
GIULIO BASE: “IN BAR GIUSEPPE RACCONTO L’AMORE VERO”
«In “Bar Giuseppe” racconto l’amore vero», ha messo in risalto Giulio Base nell’intervista rilasciata a Giulia Bianconi per Il Tempo. Non ci troviamo di fronte ad un film agiografico o da catechismo, il parere del regista, che ha preferito non prendere alcuna posizione: «Riguardo alla misteriosa gravidanza di Bikira (la moderna Maria, ndr), spero che ogni spettatore trovi una risposta individuale. Ma quel bambino è di ognuno di noi. É il futuro, il domani, e tutti ce ne dobbiamo occupare».
Giulio Base ha poi ammesso di non aver pensato subito a Ivano Marescotti per il ruolo di Giuseppe, ma la scelta si è rivelata più che azzeccata: «Lui è riuscito a rendere Giuseppe una scultura in movimento. Un uomo che non ha bisogno di parole o grandi spiegazioni. All’inizio avevo addirittura pensato di rispettare il Vangelo, rendendolo muto. Poi ho deciso di ridurre all’essenza le sue battute. Il silenzio è un grande valore, anche oggi».