Si torna a parlare del decreto Bonafede. Il dl “antiscarcerazioni”, datato 10 maggio 2020, è finito nel mirino di un giudice di Spoleto: come riportano i colleghi di Adnkronos, il magistrato di sorveglianza Fabio Gianfilippi ha sollevato una questione di legittimità costituzionale. Come vi abbiamo raccontato, il testo firmato dal ministro della Giustizia ha previsto il ritorno in carcere dei boss mafiosi scarcerati per l’emergenza coronavirus.
Nel suo provvedimento, il giudice ha dichiarato «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 2 del d.l. 10 maggio 2020, n.29, nella parte in cui prevede che proceda a rivalutazione del provvedimento di ammissione alla detenzione domiciliare o di differimento della pena per motivi connessi all’emergenza sanitaria da Covid-19».
DECRETO BONAFEDE ALLA CONSULTA: SOLLEVATA QUESTIONE LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE
Il magistrato di sorveglianza di Spoleto ha citato il caso di un detenuto condannato a 5 anni di reclusione e finito agli arresti domiciliari. Secondo Fabio Gianfilippi, «l’uomo è stato sottoposto a un trapianto di organi con la necessità di continuare il trattamento con immunosoppressore e immunoglobuline anti-Hbv». Adnkronos mette in risalto che il detenuto è stato considerato a rischio per il Covid-19 ed è stato mandato ai domiciliari.
Con il decreto Bonafede, però, la vicenda del detenuto è tornata al magistrato di sorveglianza per la revoca degli arresti domiciliari ed il ritorno in carcere. Attesi aggiornamenti nel corso dei prossimi giorni: il giudice ha sollevato una questione di legittimità costituzionale ed ha mandato gli atti alla Consulta. Ricordiamo che gli atti verranno trasmessi anche al premier Giuseppe Conte ed ai presidenti delle due camere.