Il governo ancora non si sbilancia sul Mes, forse per aggirare le resistenze del Movimento 5 Stelle? Il dibattito su come usare le risorse del Recovery Fund e se accedere al Mes però prosegue sottotraccia nella maggioranza. Sulla possibile attivazione glissa anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che intanto sui canali tv esteri è impegnato nell’assicurare che il nostro Paese ha un debito sostenibile. «Vedremo, abbiamo già fatto tre decreti corposi. Vedremo», si limita a dire in merito al Meccanismo europeo di stabilità. Ma a differenza dei colleghi M5s, lui non esclude la possibilità di attingere dal Mes i 37 miliardi che sono stati messi a disposizione per l’Italia. La dem Debora Serracchiani non ha dubbi: «I soldi del Mes si devono prendere. Sono senza condizioni se non quella che siano investiti in sanità e ne abbiamo bisogno». Il problema del Mes comunque si porrà tra qualche mese. «Valuteremo rispetto alla situazione dei prossimi mesi. Abbiamo a disposizione, come rete di sicurezza, una linea di credito a costi praticamente zero, attivabile senza alcuna condizionalità, in qualsiasi momento, da qualsiasi Paese, la cui sola esistenza, costituisce un elemento di stabilità», ha spiegato Gualtieri a Sky.
MES E RECOVERY FUND, DEL DEBBIO “CI RIMETTEREMO”
Chi ritiene che l’Unione europea non abbia imboccato la strada giusta è l’economista Giulio Sapelli che tra le nostre pagine spiega come il Recovery Fund possa portare a più tasse e quindi possa rappresentare un pericolo per l’Italia, non un aiuto. Perplessità le ha espresse anche Paolo Del Debbio tra le colonne de La Verità. «Basta una sottrazione: 96,3 che verseremo meno gli 81,8 che prenderemo a fondo perduto fa 14,5 miliardi che ci rimetteremo. Del resto, nel 2018 abbiamo versato all’Europa (secondo la Corte dei conti) 17 miliardi di euro e abbiamo ricevuto fondi per 10,3 miliardi». Peraltro, il giornalista fa notare che non sono comunque soldi sicuri. «Dovranno essere approvati dal Consiglio europeo che riunisce tutti i capi di Stato e di governo europei. E la decisione è tutt’altro che scontata». In ogni caso, sarà troppo tardi per Del Debbio. «Occorreva intervenire prima, con maggiore tempestività e decisione, dimostrando che l’Europa guarda all’interesse di tutti i suoi membri, e non solo di alcuni. Difficile pretendere da un elefante che faccia la corsa a ostacoli. E in più che impari in fretta».