Gianna Damonte si è sempre dichiarata innocente per la morte di Riccardo Sansebastiano. I due avevano una relazione da dieci anni e già da allora, stando alle dichiarazioni della donna, avevano iniziato a praticare giochi erotici estremi. Tutto si è fermato in un giorno di luglio di qualche anno fa: Sansebastiano è morto per impiccamento, seduto e legato su una sedia all’interno di una mansarda dell’Atc. “Mi aveva mandato un sms mentre ero in ufficio”, ha dichiarato la Damonte in aula, “mi aspettava“. E così lei lo ha raggiunto verso le 13 di quell’11 luglio, in quella mansarda di via Maggioli ad Alessandria che era diventata il loro rifugio d’amore. “Mi ha aperto la porta, aveva già le unghie laccate di rosso e indossava una calzamaglia a rete”, ha detto ancora la Damonte, riferisce La Stampa, “Abbiamo preso un drink, poi siamo saliti in mansarda“. Un rituale già messo in atto più volte e sicuro ai loro occhi. Tuttavia, quella giornata in particolare era molto calda e proprio il calore è diventato uno dei fattori decisivi che hanno portato alla morte della vittima. Gli inquirenti hanno già avanzato dei sospetti sulla versione della Damonte, soprattutto per via della sua prolungata assenza dalla stanza del piacere. Se non si fosse allontanata per ritornare in ufficio, forse, Sansebastiano sarebbe rimasto in vita. In particolare, la Damonte non avrebbe dovuto lasciare il compagno da solo per tre ore, nonostante gli accordi già presi all’interno della coppia. E’ stato tutto questo, oltre al caldo torrido di quel giorno e all’ingestione dell’alcol, a condurre la vittima fino alla morte.
Gianna Damonte, il gioco erotico e…
Il bondage, le corde. Dettagli al centro del gioco erotico fra Gianna Damonte e il compagno Riccardo Sansebastiano, morto durante un loro incontro. Al momento del suo arrivo, la Damante avrebbe legato il compagno secondo la sua volontà. “Io non amavo molto questa prassi”, ha spiegato in aula, riferisce La Stampa, “ma lui voleva essere legato”. In quella giornata di luglio di 13 anni fa, Sansebastiano le avrebbe “Chiesto di mettergli le manette ai polsi, una catena al collo e una fascia al petto entrambe avvolte attorno al palo”. Una volta concluso il giorno, la Damonte sarebbe rientrata in ufficio. Anche quest’ultima azione faceva parte del loro gioco. Secondo l’esperto di bondage però la dinamica di solito avviene in modo diverso: “E’ prevista l’assenza mascherata, cioè far finta di allontanarsi, ma l’assenza totale non deve avvenire nemmeno per un tempo minimo“. Oggi, domenica 31 maggio 2020, Gianna Damonte sarà al centro della puntata di Un giorno in pretura su Rai 3. Secondo la dinamica dei fatti, la donna sarebbe ritornata in quella mansarda tre ore dopo l’incontro passionale con Sansebastiano. Quest’ultimo era già rantolante e anche se la Damonte lo ha liberato e cercato di rianimare, era troppo tardi. La donna è stata accusata di omicidio preteritenzionale ed è già arrivata la condanna ad un anno per omicidio colposo grazie alla sentenza della Corte d’Assise di Alessandria. I giudici si sono dichiarati d’accordo con la visione del difensore Stefano Savi e non hanno accettato la richiesta di sei anni di carcere avanzata dal pubblico ministero Fabrizio Alessandria.