Con il nuovo singolo “Una voglia assurda” J-Ax parla di coronavirus e della “paranoia” vissuta in questi mesi di lockdown, ma ora nella lunga intervista a Il Fatto Quotidiano entra molto più in profondità della sua vita attuale, delle paure ancora presenti e non disdegna attacchi sfrontati contro la Regione Lombardia. «Spero di essere migliore di prima: certe cose che prima, nella vita, avevano un’importanza grande, adesso le ritengo più futili: comunque ancora vivo come se ci fossimo dentro […] fondamentale c’è la vita, continuare a vivere», spiega il cantante ex Articolo 31. Sono tanti i punti che non hanno convinto in questi mesi l’opinione pubblica, ma per J-Ax la colpa è da ricercarsi soprattutto nella politica: «Movida sui Navigli? La colpa non è dei ragazzi, piuttosto parliamo della tragedia delle Rsa, dello scandalo dell’ospedale in zona Fiera o dei mancati tamponi in Lombardia […] Mi disturba di più che siamo trattati tutti da bambini e nessuno ha ammesso i suoi errori o la sua impreparazione. Han solo difeso la loro presunta eccellenza sanitaria, fregandosene della realtà».
Riferimento diretto alla Regione? Certo che sì e lo ribadisce poco dopo «potrei parlare di Fontana e Gallera fino a diventare blu, ma in questo momento è un insulto verso i 35mila morti e le loro famiglie sentire un artista pontificare. Non sono io quello con l’autorità di parlare e mi sento ematico con chi ha vissuto questa quarantena in un monolocale, magari in 6 in pochi metri quadri e vedeva il miliardario che dispensava saggezza dalla sua piscina».
J-AX “IO CATTOLICO? NON SONO ATEO…”
Nell’intervista viene chiesto se questi mesi di lockdown, avendo visto J-Ax molto meno presente su Instagram e in web, hanno rappresentato un punto di depressione e paura per l’artista milanese: «sono entrato in paranoia, avevo la sensazione che ogni mio contributo potesse risultare futile mentre questo brano (“Una voglia assurda”, ndr) mi è mutata la prospettiva, ha la sua utilità e non l’avrei mai pubblicato un mese fa». Tanti i pomeriggio passati con il figlio piccolo e la moglie Elaina, vera svolta della vita di Alessandro Aleotti: «con mio figlio ho fatto come Benigni ne “La Vita è bella”, mi sono impegnato per far credere che tutto fosse normale, niente di diverso, creare un gioco da ogni spunto». Dalla paranoia alla fede, il “passo” è naturale per chi si ritrova con le spalle al muro e con la paura della morte che viene “sbattuta” con tutta la potenza dalla tragedia della pandemia: «io cattolico? Non credo in tutte le strutture religiose però non mi sento ateo, in realtà vado a giorni alterni, e quando sono con le spalle al muro rivolgo lo sguardo al cielo e quando invece le situazioni vanno bene lo stesso sguardo è per ringraziare». Negli scorsi mesi ha pure incontrato il Santo Padre e questo non è stato un incontro marginale, spiega J-Ax «Papa Francesco è simpaticissimo […] ho tutti i sacramenti e mi sono sposato in chiesa, forse sono solo un borghese».