Il clima nella Comunità di Bose è rovente dopo la decisione negli scorsi giorni dell’allontanamento del fondatore Enzo Bianchi, priore del Monastero “laico” in Piemonte: al netto di cause che ancora restano “misteriose” – il Vaticano si è limitato a dire che la decisione arriva dopo «una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore e il clima fraterno» – Bianchi dopo aver ribadito che sono state fatte accuse false contro di lui, accetta l’ordinanza di Papa Francesco. «Enzo Bianchi, seppure in spirito di sofferta obbedienza, alla fine ha accettato il decreto del Vaticano che ne dispone l’allontanamento dalla Comunità di Bose, da lui fondata nel 1965», lo riporta il sito della Comunità di Bose ieri sera. Con lui hanno accettato l’allontanamento anche altre storiche figure del Monastero, fra’ Goffredo Boselli e suor Antonella Casiraghi che seguono così fra’ Lino Breda che immediatamente nei giorni scorsi aveva lasciato Bose.
ENZO BIANCHI VIA DA BOSE: VATICANO “NON È UN’ESPULSIONE”
«A partire dai prossimi giorni», si legge ancora nella breve nota, «essi vivranno come fratelli e sorella della Comunità in luoghi distinti da Bose e dalle sue Fraternità, e questo per il tempo indicato nelle disposizioni». Sarà a «tempo indeterminato» l’allontanamento anche se il Vaticano, come riporta Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera, ha specificato che non si tratta di una «espulsione». Al posto di Enzo Bianchi dal 2017 ormai il nuovo priore di riferimento è fra’ Luciano Manicardi che rimane in carica anche dopo il “terremoto” avvenuto negli scorsi giorni con le decisioni giunte dalla Santa Sede. Si parlava a fine 2019 di sconti interni con il fondatore che non avrebbe accettato l’autorità del nuovo priore, anche Bianchi ha sempre smentito questa ricostruzione: «Da parte nostra, nel pentimento siamo disposti a chiedere e a dare misericordia. Nella sofferenza e nella prova abbiamo altresì chiesto e chiediamo che la comunità sia aiutata in un cammino di riconciliazione», aveva scritto a Papa Francesco prima della visita apostolica inviata dal Vaticano lo scorso 6 dicembre 2019.
«Nella tristezza più profonda, ribadisco di essere sempre obbediente, nella giustizia e nella verità, alla volontà di papa Francesco, per il quale nutro amore e devozione filiale», così Bianchi pochi giorni fa dopo il decreto di allontanamento dalla Comunità di Bose. Ieri sera, dopo la decisione finale di lasciare il Monastero, è ancora Enzo Bianchi a scrivere in maniera criptica su Twitter «Giunge l’ora in cui solo il silenzio può esprimere la verità, perché la verità va ascoltata nella sua nudità e sulla croce che è il suo trono. Gesù per dire la verità di fronte a Erode ha fatto silenzio. “Jesus autem tacebat!” sta scritto nel Vangelo».
Giunge l’ora in cui solo il silenzio può esprimere la verità,
perché la verità va ascoltata nella sua nudità
e sulla croce che è il suo trono.
Gesù per dire la verità di fronte a Erode ha fatto silenzio.
“Jesus autem tacebat!” sta scritto nel Vangelo.— enzo bianchi (@enzobianchi7) June 1, 2020