In una lunga intervista a Repubblica, Giulia e Anna Ichino hanno raccontato la loro esperienza di addio alla madre: la signora Costanza è stata la moglie di Pietro Ichino, il celebre giuslavorista che ha purtroppo vissuto un grave lutto in famiglia. Costanza era stata colpita dalla sindrome di Richardson; i figli dicono oggi di essere stati dei privilegiati perché, a differenza delle tantissime persone che non hanno nemmeno potuto salutare i familiari morti per Coronavirus in ospedale, hanno potuto assistere e accompagnare la madre fino al termine. La signora Costanza infatti è morta a casa, sedata, come aveva chiesto; e la famiglia ha potuto starle accanto fino alla fine. “I ruoli cambiavano e si alternavano: un giorno eravamo figlie e un altro madri, ma lei non ha mai perso la sua straordinaria capacità di farci sentire accolte e accettate”.
Giulia e Anna hanno parlato anche di Pietro Ichino, definendolo straordinario per aver cambiato le priorità della sua vita: prima dedicata al lavoro, poi alla moglie con notti passate accanto a lei per restituire quello che aveva ricevuto in 45 anni di matrimonio. Tanto che oggi le due figlie possono dire di come papà – e lui stesso lo ha riconosciuto, scrivendolo sul suo sito – sia riuscito a non chiudersi nel rancore ma sia rimasto vivo e aperto anche per loro. Il ricordo della madre, ricercatrice in Storia e a lungo responsabile della redazione della Rivista italiana di diritto e lavoro, è quello di una donna “delicata e discreta, eppure capace di esserci sempre accanto a papà anche negli anni duri delle minacce brigatiste”. E anche una nonna a tempo pieno, come poi è diventata.
PIETRO ICHINO E LA MORTE DELLA MOGLIE
La malattia è stata naturalmente difficile: dal cercare di capire quale fosse il problema alla necessità di accudire Costanza anche nelle cose più intime, senza mai un imbarazzo o il doversi vergognare. “Noi siamo state malate da bambine, ora toccava a noi renderle le cure”. I ruoli invertiti, appunto, di cui Anna e Giulia parlavano prima. Le notti invece le ha fatte Pietro Ichino, almeno quasi tutte: era lui a non permettere che le figlie stessero alzate e in allerta in quelle ore. “Era capace di alzare la mamma, rischiando il colpo della strega, anche cinque volte per notte se lei lo chiedeva”. Erano dunque, quelle notti, un momento irrinunciabile in cui marito e moglie potevano stare da soli. Poi, è arrivato il momento di dire addio alla madre: la quale, dicono le figlie, aveva chiesto di non alimentarla quando non fosse più riuscita a deglutire e comunicare. E’ andata così, ma oggi Giulia e Anna dicono che è stato difficile: “Nostro padre si ricordava la morte del nonno, il dolore che non era stato possibile evitargli negli ultimi giorni”.
Fino all’ultimo Costanza ha progettato una vita insieme alla famiglia, anche se spesso era sconfortata; “ma era appassionata della vita e profondamente spirituale”. Adesso, Pietro Ichino dice che potrebbe anche prendere il Coronavirus. Prima non sarebbe stato possibile: “Non sarebbe potuto stare lontano dalla mamma e lei senza di lui non avrebbe mai retto”. Oggi dunque le due figlie e il papà possono tornare a guardare avanti, forti dell’amore di Costanza e del pensiero di nonna Francesca: “Diceva sempre che la morte fa parte della nostra vita, e dunque chi non accetta la morte non può vivere bene”.