Il caso George Floyd, ucciso dalla polizia di Minneapolis dopo l’arresto, ha suscitato l’indignazione del mondo intero e risvegliato negli animi dei francesi il dolore per quanto accaduto quattro anni fa al giovane Adama Traoré, 24 anni, morto nella caserma di Persan dopo essere finito in manette. Era il 19 luglio 2016 e il suo decesso divenne a tutti gli effetti l’emblema della violenza della gendarmerie transalpina, tanto da suscitare dispute tra medici legali: alcuni di essi indicano che la morte sia imputabile a ragioni naturali, mentre quelli scelti dalla famiglia indicano la tecnica d’arresto utilizzata come unica causa della scomparsa del ragazzo. Come riferito dall’Agi, “l’ultimo rapporto di esperti, rilasciato venerdì, ha respinto la responsabilità della polizia, attribuendo il decesso a un edema cardiogeno legato allo stato di salute di Adama Traoré”, ma il perito scelto dai familiari stima che la vittima sia venuta a mancare per una sindrome di asfissia a seguito di un edema cardiogeno. Si parla, nel referto, di asfissia posizionale indotta dalla placcatura ventrale.
ADAMA TRAORÉ, VITTIMA COME GEORGE FLOYD? MANIFESTANTI IN PIAZZA
Sempre secondo quanto riportato dall’Agi, invece, i tre medici scelti dalla polizia ritengono che “probabilmente l’associazione tra sarcoidosi polmonare (patologia rara, ndr), cardiopatia ipertrofica e tratto falciforme (una malattia genetica, ndr) abbia contribuito all’edema cardiogeno in un contesto di intenso stress ed esercizio fisico, con alta concentrazione di tetraidrocannabinolo”. Due versioni decisamente opposte e che non fanno altro che aumentare i dubbi attorno alla scomparsa di Adama Traoré, per il quale, cavalcando l’onda lunga dell’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti d’America, in tutta la Francia le persone sono scese in piazza nelle scorse ore, per manifestare contro le violenze della polizia. Ne sono state fermate venti, mentre a Parigi si è radunata una folla oceanica dinnanzi al palazzo di giustizia, in barba ai decreti anticontagio: oltre 20mila persone stimate, riunitesi per dire basta ai soprusi della gendarmerie, finendo però per dare vita a scontri di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.