E ancora una volta è la Bce a fare la prima mossa mentre i Paesi europei continuano nella difficile e lunga discussione sul Recovery Fund: in audizione dall’Eurotower in questi minuti la Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha annunciato che il fondo anti-pandemia Covid-19 è stato potenziato di ben 600 miliardi di euro. Il PEPP così da 750 miliardi – come era stato stanziato a marzo all’inizio dell’emergenza coronavirus in tutta l’Europa – sale a 1350 miliardi di euro totali: il piano Draghi si compie dunque con tale ammontare che dovrà fornire ampia copertura alle emissioni di debito necessarie agli Stati per far fronte alla crisi economica. L’acquisto dei titoli da parte della Bce, ha spiegato sempre la Lagarde, viene prorogato fino all’estate 2021 anziché fino a dicembre 2020 come inizialmente stabilito. «I titoli rilevati coi piani saranno rinnovati a scadenza almeno fino a fine 2022 […] Confermati infine tutti i tassi di interesse di riferimento: 0 per operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle marginali, -0,50% sui depositi», conclude il piano Bce presentato a Francoforte.
BCE SI MUOVE, IL RECOVERY FUND TARDA
Da ultimo, la Lagarde ha annunciato che anche il vecchio App (il QE di Draghi) proseguirà con acquisto di 20 miliardi al mese più i 120 miliardi aggiuntivi per il 2020: «durerà per tutto il tempo che la Bce giudicherà necessario». Le buone notizie dall’Eurotower fanno volare borse e mercati e aggiungono anche uno “stimolo” all’Unione Europea per portare a termine il tavolo sul Revovery Fund: il problema è che qui i tempi si dilatano e rischiano di far pervenire il nuovo maxi-piano della Commissione Ue non prima di gennaio 2021: «saranno necessari almeno due vertici dei capi di stato e di governo, uno per videoconferenza il 19, l’altro a luglio forse fisico, come ai vecchi tempi», spiega oggi il fondo del Messaggero riportando le parole del Presidente Consiglio Ue Michel che intendono mettere “pressioni” ai singoli Governi per trovare una quadra.
Tra questi attriti e il diktat imposto da Dombrovskis e Von der Leyen («se non ci sono le riforme non ci saranno nemmeno i soldi prestati») la tempistica per un accordo si fa terribilmente complicata: per cui, ben venga specie in Italia il programma PEPP della Banca Centrale Europea, senza probabilmente la crisi economica sarebbe arrivata prima e con effetti ben più devastanti. Ad oggi, l’Italia può puntare come aiuti economici dall’Ue alle seguenti cifre: 20 miliardi dal pIano SURE per la Cig Ue; 40 miliardi dai fondi emergenza BEI per le Pmi; 172 miliardi dal Recovery Fund; 36 miliardi dal MES (qualora il Parlamento lo votasse, come ribadito ieri da Conte) per spese sanitarie indirette e dirette.