Giovanna Botteri smentisce di essere anti Trump, ma non risparmia critiche al presidente degli Stati Uniti. «Ho pensato che fosse portatore di valori che potevano essere pericolosi o tossici per la società americana», ha dichiarato al Corriere della Sera la corrispondente da Pechino per la Rai. La Botteri ha precisato che «deve essere imparziale», quindi non fa parte del mestiere dei giornalisti fare i militanti, ma d’altra parte «è legittimo avere dei valori». A fronte di ciò ritiene di credere «nella necessità della pace e non della guerra, credo nei ponti e non nei muri». Ma l’inviata ha parlato anche della Cina, e in particolare della censura cinese. «È evidente che il governo ti fa sapere se hai detto delle cose non gradite, ma quel che più conta è la tua appartenenza nazionale: la tua libertà va di pari passo con i rapporti che la Cina intrattiene con ogni singola nazione». Invece sulla fake news afferma che non è altro che quella che veniva chiamata «propaganda». La sostanza è la stessa: «Notizie false che si mettono in giro perché fa comodo a chi lo fa. Sono meccanismi antichi».
GIOVANNA BOTTERI: TRUMP, LA CINA E IL “CASO” STRISCIA
Ma Giovanna Botteri è diventata lei stessa notizia per il caso relativo al servizio di Striscia la notizia. Nell’intervista al Corriere della Sera ha spiegato che le ha fatto «un effetto supernegativo». Più in generale, spiega che quanto accaduto è stato causato da una confusione di piani, dal fatto che la sua immagine sia diventata notizia. «Se la donna da soggetto diventa oggetto del racconto c’è qualcosa di sbagliato». I problemi, dunque, per la corrispondente da Pechino per la Rai restano legati all’immagine. «La giornalista che fa tv non dovrebbe mai rispondere a una serie di canoni legati al suo essere donna piuttosto che giornalista». Nell’intervista ha raccontato però anche il suo lavoro e la volta più dura per lei. «La strage di 6 bambini a Sarajevo. Erano andati a giocare con le slitte e sono morti sotto due colpi di mortaio». Ma ha raccontato anche di quanto visto a Baghdad, dove le mamme davano il valium ai figli per farli dormire. «Ecco la guerra è anche questo: vedi in controluce le persone a cui vuoi bene e pensi: se capitasse a me?».