Uno dei più autorevoli economisti ed intellettuali europei, Jean-Paul Fitoussi, analizza la situazione sociale negli Usa, gli errori di Trump e lancia un allarme anche sull’Europa a sua volta a rischio: Fitoussi ha spiegato al Riformista che “dietro la rabbia innescata dall’uccisione di George Floyd c’è un malessere sociale crescente“. Fitoussi parla di un “vulcano in ebollizione” perché la rivolta degli afroamericani “è determinata da una serie di concause che vanno oltre la brutalità atroce di atti come quello di Minneapolis”.
Il malessere è diventato insopportabile, secondo il professor Fitoussi, perché la popolazione nera americana “ha pagato pesantemente, in termini di morti e di ghettizzazione, le conseguenze della folle gestione di Trump dell’emergenza Covid-19. Una gestione irresponsabile, che ha portato allo scoperto, tragicamente, ciò che ha prodotto lo smantellamento di quella che resta, con tutti i suoi limiti, la più importante e progressiva riforma della presidenza Obama: l’assistenza pubblica nel campo della sanità”.
Dunque l’omicidio di George Floyd sarebbe la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una situazione difficilissima per molti dal punto di vista sanitario a causa dell’organizzazione del sistema Usa, con Trump che ha smantellato l’Obamacare, come d’altronde aveva promesso.
FITOUSSI: I MOTIVI DELLA RIVOLTA DEGLI AFROAMERICANI
Questa rivolta degli afroamericani (e non solo) a cinque mesi dalle prossime elezioni presidenziali si deve dunque a una serie di cause: il problema “nero” che gli Stati Uniti non hanno mai risolto, nemmeno con la “cooptazione dell’’aristocrazia’ nera nell establishment politico”; gli effetti del Coronavirus, che ha colpito soprattutto gli afroamericani sia in termini sanitari sia per quanto riguarda la crisi economica, che d’altronde preoccupa una larga fascia della popolazione.
Su tutto questo la presidenza Trump non ha dato una risposta soddisfacente e così “l’America è un vulcano in ebollizione e un atto barbaro come quello commesso a Minneapolis ha ravvivato tutte le ferite del popolo nero”. Fitoussi avverte che la crisi di leadership non riguarda solo l’America, così come la grande questione irrisolta delle diseguaglianze: “In una situazione di crisi la gente non ha più fiducia nei Governi. I partiti e i leader populisti cavalcano questo malessere sociale, lo usano come arma da rivolgere contro gli establishment. In questo, Trump è figlio dei tempi. Che certo non sono dei più felici”.
Il presidente ha scelto dunque di rappresentare l’America bianca “infischiandosene altamente di provare ad essere il presidente di tutti”. La situazione è abbastanza cristallizzata: i neri votano democratico e i bianchi votano repubblicano.
FITOUSSI: IL RUOLO DI TRUMP NELLA SPACCATURA AMERICA BIANCA-NERA
Trump infatti ha saputo conquistare anche i bianchi meno ricchi, tradizionalmente democratici, che però magari hanno ritrovato un posto di lavoro grazie alla lotta alla globalizzazione da parte del presidente, che ha saputo riportare negli Usa alcune produzioni ridando valore a città “socialmente distrutte” come Detroit: la spaccatura è sempre più netta e le vicende di queste ore rischiano di esasperarla sempre di più.
Trump infatti “si gioca ancora questa carta: i bianchi contro i neri, radicalizzando ancor più le sue posizioni, portando ad un punto limite la sua immagine di presidente Law and Order”, avendo come modello Margaret Thatcher. I Democratici americani, ma assieme a loro anche i progressisti europei, “dovrebbero seriamente interrogarsi sull’aver lasciato ad un miliardario sovranista la bandiera della critica ad una globalizzazione finanziaria che ha incrementato le disuguaglianze sociali non solo tra i Nord e i Sud del mondo, ma all’interno stesso dell’Occidente industrializzato”.
Fitoussi analizza anche la presidenza di Barack Obama, che ha deluso le aspettative generate con le promesse di cambiamento e speranza perché “non ha potuto agire sul terreno cruciale: la lotta alla diseguaglianza”. L’Obamacare (poi smantellato) era stato un successo, ma su tanti altri aspetti non è riuscito a incidere vedi ad esempio appunto la disoccupazione che era stata generata dalla globalizzazione.
FITOUSSI: I RISCHI PER L’EUROPA
Le proccupazioni di Fitoussi, come si accennava, rigurdano anche l’Europa, dove la disoccupazione già a tassi piuttosto alti prima della crisi e la mancata integrazione dei nuovi immigrati creano una situazione che potrebbe essere esplosiva anche su questa sponda dell’Atlantico.
Il professore accusa l’Unione Europea di non avere una politica su questi temi, lasciando così campo libero ai sovranisti, tuttavia con una importante differenza rispetto agli Usa: “Trump può avere un sovranismo perché l’America è un grande Paese, in Europa il sovranismo non esiste perché i Paesi ‘federati’ nell’Unione europea non hanno sovranità. Per avere sovranità occorrerebbe costruire una vera federazione europea, gli Stati Uniti d’Europa. Per provare ad esistere come attore protagonista in un mondo globalizzato, l’Europa deve mettersi in condizione di decidere”.
Serve dunque una riforma strutturale che sia non solo economica ma pure politica, andando a incidere sulle istituzioni europee. Ad esempio, Fitoussi ritiene necessari gli Eurobond come titolo pubblico sul debito e sugli investimenti: “Se non si fa questo, ricominceremo dal tempo della crisi e dal debito sovrano. È ridicolo pensare che oggi il singolo Paese europeo possa avere la sua sovranità come prima”. In conclusione si torna sugli Usa, con la previsione di Fitoussi sulle prossime elezioni presidenziali: “Biden può battere Trump, ma non direi che sia un candidato forte. Se riuscirà a spuntarla, è perché la maggioranza degli americani, è stanca, delusa, arrabbiata verso Trump”.